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Pensione anticipata

Riscatto della laurea per anticipare la pensione: quando conviene davvero?

Un'opportunità a doppio taglio per chi sogna l'addio anticipato al lavoro

Riscatto della laurea per anticipare la pensione: quando conviene davvero?

Anticipare la pensione sfruttando gli anni di studio universitari? Il riscatto della laurea è uno strumento previsto dalla legge, ma la convenienza – e qui sta il punto – dipende da molte variabili. Età, carriera, continuità contributiva e, soprattutto, la data d’ingresso nel mondo del lavoro. Il Corriere della Sera ha analizzato diversi scenari per capire quando vale la pena investire nel proprio passato accademico e quando, invece, il rischio è di finire in un vero e proprio boomerang previdenziale.

Cosa significa riscattare la laurea

In parole semplici: il riscatto della laurea consente di trasformare gli anni universitari in contributi previdenziali. Questo può, in alcuni casi, accelerare l’uscita dal mondo del lavoro. Ma non è sempre così. Per chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, infatti, ci sono paletti ben precisi per accedere alla cosiddetta pensione anticipata contributiva – introdotta dalla riforma Fornero – che richiede almeno 20 anni di contributi e un assegno pensionistico pari a tre volte l’assegno sociale (soglia che salirà a 3,2 volte dal 2030).

A chi può convenire

I numeri parlano chiaro. Secondo le simulazioni, ci sono casi in cui riscattare una laurea quinquennale consente di anticipare la pensione di oltre 5 anni, altri in cui si guadagnano 2-3 anni. Il beneficio è massimo per chi ha iniziato a lavorare intorno ai 24 anni, mentre diventa quasi nullo per chi ha cominciato dopo i 30.

In più, per usufruire della pensione anticipata contributiva, bisogna appartenere alla categoria dei "contributivi puri": cioè avere tutti i contributi versati dopo il 1995. È qui che si crea un effetto paradosso.

Quando il riscatto si trasforma in trappola

Sì, perché se anche solo un mese di studi universitari cade prima del 1996, riscattandolo si entra automaticamente nel sistema misto. Tradotto: si perde il diritto alla pensione a 64 anni e si torna al limite ordinario di 67 anni. In pratica si rischia di pagare per andare in pensione più tardi. Una beffa non da poco.

Per i contributivi puri, esiste anche un'altra opzione: la pace contributiva, uno strumento straordinario che permette – solo fino al 31 dicembre 2025 – di coprire i vuoti contributivi con versamenti deducibili, rateizzabili fino a dieci anni e calcolati sulla propria retribuzione. In parallelo, la recente manovra ha introdotto un "ponte" tra previdenza pubblica e complementare, consentendo di considerare anche i risparmi in fondi pensione privati per raggiungere i requisiti dell’anticipo.

Strumenti e simulazioni

Per orientarsi nel labirinto delle opzioni, l’Inps mette a disposizione un simulatore online e offre consulenza tramite sportelli e patronati. Una strada da percorrere con attenzione e senza improvvisare, magari affidandosi a un consulente previdenziale.

Il riscatto della laurea non è una scorciatoia garantita verso la pensione anticipata. È un investimento che può portare benefici, ma anche conseguenze controproducenti. Serve fare i conti – letteralmente – con date, regole e scenari. Perché quando si parla di futuro, soprattutto quello previdenziale, l’ingenuità non è ammessa.

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