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Gentrificazione, quando basta un solo ricco per cambiare il destino di un quartiere

Un nuovo modello matematico accende l’allarme: determinante il ruolo dell’1% più benestante nella trasformazione urbana

Gentrificazione, quando basta un solo ricco per cambiare il destino di un quartiere

Secondo un team di ricercatori italiani, un singolo investimento immobiliare da parte di un cittadino ad alto reddito può bastare per avviare un processo che cambia completamente il destino di un quartiere popolare. La gentrificazione urbana – ovvero quella trasformazione per cui una zona abitata da famiglie a basso reddito diventa ambita dai benestanti, con conseguente espulsione dei residenti originari – sarebbe infatti guidata da dinamiche apparentemente invisibili, ma prevedibili.

Un modello matematico creato da Luca Pappalardo del Cnr e Giovanni Mauro della Scuola normale superiore, pubblicato su Advances in Complex Systems, mostra che il meccanismo si mette in moto quando anche soltanto uno dei cittadini appartenenti al 5 per cento più ricco decide di trasferirsi in un’area. Da quel momento in poi la spinta all’esodo diventa inevitabile. Non perché i meno abbienti vengano “cacciati”, ma perché il nuovo equilibrio di mercato rende il quartiere inaccessibile a chi lo abitava fino a poco prima.

Lo studio supera gli approcci tradizionali, basati sui censimenti statici, sviluppando un modello capace di simulare gli spostamenti reali degli abitanti. I ricercatori hanno rappresentato la città come una griglia divisa in celle, ciascuna abitata da un numero limitato di persone suddivise in tre fasce: poveri, medi e ricchi. Tre le regole che ne governano i movimenti: i poveri si spostano quando il livello socioeconomico del quartiere sale, il ceto medio predilige territori simili al proprio status, i ricchi puntano solo alle zone dove il livello cresce.

Quando entra in gioco la fascia più abbiente, il circolo diventa automatico: la densità abitativa precipita, il patrimonio immobiliare si modifica e la gentrificazione procede, indipendentemente dalla configurazione di partenza. Da qui la necessità di cogliere i segnali prima che il fenomeno esploda, per permettere ai decisori pubblici di intervenire in maniera strategica, attenuando gli impatti sociali più drastici.

Il passaggio successivo prevede l’applicazione del modello in contesti urbani reali. I ricercatori sono in trattativa con alcuni enti europei – Barcellona, Danimarca e Svezia – per ottenere dati empirici e verificare sul campo quanto rapidamente i mutamenti sociali si manifestino una volta che “i ricchi si muovono”.

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