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28 Ottobre 2025 - 08:20
In sette anni il fatturato degli affitti brevi è quadruplicato, superando i 9 miliardi
Negli ultimi sette anni il mercato degli affitti brevi in Italia ha conosciuto una crescita senza precedenti. Secondo i dati elaborati dal Future Urban Legacy Lab del Politecnico di Torino, il fatturato generato da piattaforme come Airbnb è passato da 2,6 miliardi di euro nel 2017 a oltre 8,8 miliardi nel 2023, con una stima di superamento dei 9 miliardi nel 2024. A oggi sono circa 350 mila gli host italiani, ognuno dei quali gestisce in media 2,1 appartamenti, per un totale di oltre 3,2 milioni di posti letto disponibili.
L’espansione si è accelerata dopo la pandemia, con un incremento del 50% nel numero di unità abitative offerte. La crescita non riguarda solo le grandi città turistiche come Roma, Milano e Firenze, ma anche località di mare e borghi minori, in particolare in Toscana, Puglia e Campania. Tuttavia, questa trasformazione sta modificando l’equilibrio del mercato abitativo. A Roma, Milano e Napoli le abitazioni destinate ad affitti brevi rappresentano ormai circa il 5% del patrimonio residenziale occupato, mentre a Firenze la quota si avvicina al 10%.
L’aumento dell’offerta turistica privata ha spinto verso l’alto anche i prezzi medi: una notte in un appartamento Airbnb costava in media 111 euro nel 2017, oggi circa 167 euro, con un incremento del 50%. I ricavi medi per immobile sono passati da 5.500 a 11.700 euro all’anno, mentre per ogni host i guadagni sono più che raddoppiati, raggiungendo 25 mila euro annui.
Questa dinamica ha acceso il dibattito politico. La proposta del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di aumentare dal 21% al 26% l’aliquota fiscale sugli affitti brevi ha diviso la maggioranza. Il provvedimento, contenuto nella Legge di Bilancio, riguarderebbe gli affitti del primo immobile, equiparando il prelievo a quello già previsto per chi gestisce più appartamenti. Forza Italia e Lega si sono opposte, definendo la misura “iniqua” e “sbagliata”, mentre il governo difende la necessità di un riequilibrio tra rendite e lavoro.
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C'è chi mi chiama "Il Direttore Tatuato". Inchiostro sulla pelle e inchiostro di giornale, elettronico per il Web. Per raccontare i tatuaggi, i segni visibili e le cicatrici nascoste di Torino, attraverso la cronaca, l'economia, la politica. Seguitemi, ne parleremo insieme
L’ascesa degli affitti brevi, infatti, ha contribuito a una progressiva riduzione dell’offerta di locazioni a lungo termine, con conseguente aumento dei canoni. Secondo l’Istat, l’inflazione nel mercato degli affitti ha raggiunto il 4% annuo, oltre il doppio del tasso medio nazionale. Gli economisti avvertono che il fenomeno sta accentuando le disuguaglianze tra chi possiede immobili e chi è costretto a cercare casa in affitto, soprattutto giovani e lavoratori con redditi medio-bassi.
Il confronto tra rendite immobiliari e salari reali evidenzia un divario crescente: mentre il potere d’acquisto dei lavoratori si è ridotto, quello dei proprietari è aumentato in modo significativo. L’Italia si trova così di fronte a un nuovo modello economico urbano, dove l’ospitalità turistica privata genera ricchezza ma ridisegna il tessuto sociale e rende più difficile l’accesso alla casa per una parte crescente della popolazione.
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