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Crisi delle nocciole, Ferrero sospende gli acquisti in Turchia: ecco perché

Prezzi quasi raddoppiati e raccolti in picchiata per gelate e parassiti. Il gruppo di Alba attinge alle scorte e punta su altre soluzioni

Crisi delle nocciole, Ferrero sospende gli acquisti in Turchia: ecco perché

Il 2025 si conferma un anno nero per le nocciole, travolte da una crisi dei raccolti che sta mettendo in difficoltà produttori, commercianti e industrie dolciarie a livello globale. Dopo diverse annate negative, la combinazione di eventi climatici estremi e infestazioni parassitarie ha ridotto drasticamente la disponibilità del prodotto, spingendo i prezzi alle stelle e creando problematiche non indifferenti tra i rapporti delle imprese. A lanciare l’allarme è il Financial Times, che riferisce di un irrigidimento nei rapporti tra la Ferrero e i commercianti turchi, dopo che il gruppo di Alba avrebbe sospeso temporaneamente gli acquisti di nocciole dalla Turchia. Il prezzo, spiega il quotidiano, è quasi raddoppiato dall’inizio dell’estate, passando da circa 9mila dollari a tonnellata a giugno a 18mila dollari nelle ultime settimane.

Ferrero, che consuma circa un quarto della produzione mondiale di nocciole, si trova ora nella posizione di dover gestire un mercato in forte tensione. «Quest’anno abbiamo una copertura molto ampia, non abbiamo fretta di acquistare», ha spiegato al Financial Times Marco Botta, direttore generale della Ferrero Hazelnut Company, la divisione interna che si occupa dell’approvvigionamento e della lavorazione delle nocciole. Per affrontare l’attuale crisi, l’azienda ha scelto di attingere alle proprie scorte e di diversificare le fonti di approvvigionamento, rifornendosi anche da Cile e Stati Uniti, dove la produzione risulta meno colpita dalle avversità.

La Turchia, che rappresenta quasi due terzi dell’offerta mondiale, è al centro del terremoto produttivo. Le stime più recenti parlano di un raccolto in calo a 500 mila tonnellate o meno, rispetto alle 600-700 mila di un’annata normale. Ma secondo la cooperativa Fiskobirlik, associazione di vendita di nocciole turche citata dal Financial Times, il dato potrebbe essere addirittura peggiore: sotto le 300 mila tonnellate, un vero e proprio crollo storico. Alla base della crisi ci sono una gelata tardiva che ha colpito la parte orientale della regione del Mar Nero - punto focale della produzione turca - e una grave infestazione della cimice asiatica (localmente chiamata “sputnik”), che ha danneggiato gravemente i frutti in maturazione. L’impatto della crisi turca, quindi, si riflette su tutta la filiera internazionale. Con l’offerta ridotta e la domanda stabile, i prezzi continuano a crescere, alimentando speculazioni e tensioni commerciali.

Per contrastare questa vulnerabilità, Ferrero ha da poco lanciato l’Hazelnut Agronomy Program, un progetto promosso insieme a EIIs (European Institute of Innovation for Sustainability) e al Conaf (Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali). L’obiettivo è rafforzare la filiera italiana della nocciola, migliorando la produttività, la sostenibilità e la resilienza climatica delle coltivazioni nel nostro Paese.

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