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Stellantis, il "pronto soccorso" di Filosa per salvare le vendite: ecco come

Una lunga analisi di Reuters spiega come il nuovo ad metta le pezze sulla situazione critica lasciata da Tavares

Stellantis, il "pronto soccorso" di Filosa per salvare le vendite

Stellantis cambia pelle. Dopo l’uscita forzata di Carlos Tavares, il nuovo amministratore delegato Antonio Filosa ha avviato una vera e propria operazione di “pronto soccorso” per fermare la caduta delle vendite e riportare il gruppo su una rotta stabile. Una strategia che punta a mettere da parte, almeno per ora, l’ossessione per i margini e a concentrarsi su ciò che i clienti chiedono: modelli competitivi, prezzi accessibili e una gamma più vicina ai mercati principali, a partire dagli Stati Uniti. Secondo una complessa analisi di Reuters, la situazione lasciata in eredità da Tavares era critica. La corsa ai profitti attraverso tagli ai costi e rialzi dei listini aveva allontanato gli acquirenti, soprattutto negli Usa, il mercato più redditizio per Stellantis. Mentre il resto dell’industria cresceva, le vendite del gruppo sono crollate del 15% nel 2024 e i concessionari americani si sono ritrovati pieni di modelli invenduti. Un quadro che ha accelerato il cambio ai vertici.

Filosa ha scelto un approccio radicalmente diverso: aumentare subito i volumi di vendita, anche accettando profitti più bassi nel breve periodo. Per farlo ha riattivato le vendite alle flotte - noleggi, aziende, amministrazioni pubbliche - che garantiscono margini inferiori ma permettono di smaltire le scorte e far circolare più vetture sulle strade. Una presenza visibile che, secondo gli esperti, può riavvicinare anche la clientela retail. Parallelamente, Stellantis torna a investire sui modelli più richiesti in Nord America, come Jeep e Ram, e riporta in gamma prodotti tagliati dall’era Tavares: la Jeep Cherokee e il popolare motore Hemi V8. Il messaggio è chiaro: ascoltare il mercato e tornare ai fondamentali.

Non solo. Filosa ha iniziato a rivedere anche la strategia elettrica del gruppo, giudicata troppo ambiziosa rispetto alla realtà dei mercati. Via, dunque, gli obiettivi al 2030 che prevedevano il 100% di vendite EV in Europa e il 50% negli Stati Uniti. L’elettrificazione resta, ma con un passo più graduale e pragmatico. A cambiare potrebbero essere anche i confini dello stesso gruppo. Stellantis oggi ha 14 marchi, dai generalisti Peugeot, Opel, Fiat e Citroën ai premium Ds, Alfa Romeo e Maserati. Un patrimonio ricco, ma per molti osservatori eccessivo. Filosa ha avviato una revisione complessiva per capire quali marchi hanno un futuro industriale solido e quali, soprattutto in Europa, rischiano di sovrapporsi troppo fra loro.

Il nuovo corso piace agli azionisti di peso - la famiglia Agnelli con Exor, la famiglia Peugeot e il governo francese - che per ora non chiedono profitti stellari ma segnali concreti di rilancio. Qualcosa sta già arrivando: nel terzo trimestre, per la prima volta in due anni, le vendite in Nord America sono tornate a salire (+6%). Le sfide però restano enormi. Il margine operativo adjusted del gruppo resta su livelli molto bassi e, secondo gli analisti, non tornerà sopra il 5% prima del 2027, ben lontano dal 13% raggiunto negli anni d’oro di Tavares. La concorrenza cinese incalza e la transizione elettrica continua a pesare sui conti.

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