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11 Dicembre 2025 - 10:50
Stellantis cambia pelle. Dopo l’uscita forzata di Carlos Tavares, il nuovo amministratore delegato Antonio Filosa ha avviato una vera e propria operazione di “pronto soccorso” per fermare la caduta delle vendite e riportare il gruppo su una rotta stabile. Una strategia che punta a mettere da parte, almeno per ora, l’ossessione per i margini e a concentrarsi su ciò che i clienti chiedono: modelli competitivi, prezzi accessibili e una gamma più vicina ai mercati principali, a partire dagli Stati Uniti. Secondo una complessa analisi di Reuters, la situazione lasciata in eredità da Tavares era critica. La corsa ai profitti attraverso tagli ai costi e rialzi dei listini aveva allontanato gli acquirenti, soprattutto negli Usa, il mercato più redditizio per Stellantis. Mentre il resto dell’industria cresceva, le vendite del gruppo sono crollate del 15% nel 2024 e i concessionari americani si sono ritrovati pieni di modelli invenduti. Un quadro che ha accelerato il cambio ai vertici.
Filosa ha scelto un approccio radicalmente diverso: aumentare subito i volumi di vendita, anche accettando profitti più bassi nel breve periodo. Per farlo ha riattivato le vendite alle flotte - noleggi, aziende, amministrazioni pubbliche - che garantiscono margini inferiori ma permettono di smaltire le scorte e far circolare più vetture sulle strade. Una presenza visibile che, secondo gli esperti, può riavvicinare anche la clientela retail. Parallelamente, Stellantis torna a investire sui modelli più richiesti in Nord America, come Jeep e Ram, e riporta in gamma prodotti tagliati dall’era Tavares: la Jeep Cherokee e il popolare motore Hemi V8. Il messaggio è chiaro: ascoltare il mercato e tornare ai fondamentali.
Non solo. Filosa ha iniziato a rivedere anche la strategia elettrica del gruppo, giudicata troppo ambiziosa rispetto alla realtà dei mercati. Via, dunque, gli obiettivi al 2030 che prevedevano il 100% di vendite EV in Europa e il 50% negli Stati Uniti. L’elettrificazione resta, ma con un passo più graduale e pragmatico. A cambiare potrebbero essere anche i confini dello stesso gruppo. Stellantis oggi ha 14 marchi, dai generalisti Peugeot, Opel, Fiat e Citroën ai premium Ds, Alfa Romeo e Maserati. Un patrimonio ricco, ma per molti osservatori eccessivo. Filosa ha avviato una revisione complessiva per capire quali marchi hanno un futuro industriale solido e quali, soprattutto in Europa, rischiano di sovrapporsi troppo fra loro.
Il nuovo corso piace agli azionisti di peso - la famiglia Agnelli con Exor, la famiglia Peugeot e il governo francese - che per ora non chiedono profitti stellari ma segnali concreti di rilancio. Qualcosa sta già arrivando: nel terzo trimestre, per la prima volta in due anni, le vendite in Nord America sono tornate a salire (+6%). Le sfide però restano enormi. Il margine operativo adjusted del gruppo resta su livelli molto bassi e, secondo gli analisti, non tornerà sopra il 5% prima del 2027, ben lontano dal 13% raggiunto negli anni d’oro di Tavares. La concorrenza cinese incalza e la transizione elettrica continua a pesare sui conti.
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