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il giallo

Mara Favro, il ritrovamento: nel bosco spuntano ossa e dei vestiti

Pompieri e carabinieri cercano la donna scomparsa un anno fa in Valsusa. Ed ecco una nuova scoperta

Pompieri con i droni alla ricerca di Mara Favro

Pompieri con i droni alla ricerca di Mara Favro

I droni in volo setacciano i boschi e la Dora Riparia. Mentre i pompieri dei Saf (nucleo Speleo alpino fluviale) si calano nei crepacci con le corde. E poi ci sono i carabinieri del Nucleo investigativo, al lavoro fin dalle prime luci dell’alba. A Gravere, si cerca Mara Favro, la cameriera valsusina scomparsa tra il 7 e l’8 marzo di un anno fa dopo aver lavorato alla pizzeria Don Ciccio di Chiomonte.

Una maxi-operazione coordinata dalla procura di Torino, andata avanti fino a quando non è calato il sole. Ispezioni che, alla fine, hanno portato dei risultati: sono state trovate altre ossa (dopo quelle già spuntate fuori la scorsa settimana) ma questa volta ci sono anche dei vestiti

Le ricerche nei boschi
Campo sportivo Santa Barbara, via III Reggimento Alpini. Qui inizia la zona delle ricerche, in questo fazzoletto di valle tra vegetazione e gole che conduce fino alla Dora Riparia. Poche case, solo boschi e un maneggio di cavalli, l’Alaska Quarter Horses, la cui titolare, Beatrice, di Mara Favro si ricorda bene. «I miei genitori avevano un negozio di alimentari - racconta - e Mara era una cliente. Veniva insieme alla figlia. Se la troveranno? Non lo so. Già la scorsa settimana vedevo i droni, i cani, ma quest’area è grandissima». Ed è in quest’area grandissima che si cerca Mara. La scorsa settimana, il ritrovamento più rilevante: ossa, occhiali da sole e un reggiseno.

Tre indizi fanno una prova, recita un vecchio detto, ma saranno gli esami a stabilire, soprattutto, se quei resti ossei appartengono alla 51enne che prima di svanire nel nulla, negli ultimi otto giorni, aveva lavorato in un locale che dista pochi chilometri dai boschi di Gravere: il Don Ciccio di Chiomonte. Così come l’esame stabilirà a chi appartengono anche le ossa trovate oggi, insieme agli indumenti.

Le ricerche sono andate avanti fino alle 17. Più volte i pompieri dei Sapr (Sistemi aeromobili pilotaggio remoto) fanno alzare il drone M30. Pesa quasi quattro chili e può volare anche a 50 gradi sottozero. Un pompiere controlla la direzione del volo, mentre il collega ispeziona le immagini. Di solito la squadra è composta da due sole persone, ma in casi eccezionali (come quello di Mara Favro) c’è un terzo pompiere. Il drone vola, i Saf setacciano la zona. In cerca di Mara Favro. O meglio, dei suoi resti, in attesa se gli esami diranno se quelli già trovati prima erano suoi. E domani si replica, con una nuova giornata di ricerche. E magari, di altri ritrovamenti dopo quelli fatti oggi.

«Qui la gente sparisce»
«Se non è lei, non può essere nessun’altra». Parla così Luciano, 79 anni, torinese ma che da qualche anno si è stabilito a Gravere. Lui Mara Favro l’aveva vista. «Ma non ci ho mai parlato», rivela. Eppure, la Valsusa è una terra dove la gente sparisce. «Qui - dice il pensionato - di scomparsi ne abbiamo avuti. E’ un posto dove è facile scomparire e poi non ti trovano più. E qui, dopo il campo sportivo, non passa mai nessuno». Il posto ideale, forse, dove nascondere un corpo. Perché a parte chi lavora al maneggio, qualche giocatore che viene con palline e racchette a giocare a tennis, e i padroni che portano a spasso i cani, davvero non c’è anima viva. Ma la gente sparisce. «Ricordo un cercatore di funghi, cinque anni fa. Si era addentrato sotto la ferrovia - dice ancora Luciano - ed è svanito. Dopo tanto tempo, l’hanno trovato morto».

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