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Il Borghese
06 Marzo 2025 - 05:50
Centocinquanta miliardi di euro (in prestito) per le armi e 50 per l’automotive. Fosse solo questo il Piano per l’Auto dell’UE, le priorità sarebbero piuttosto chiare: a quel punto, tanto vale cominciare a fabbricare carri armati (elettrici) al posto della Fiat 500e a Mirafiori per risolvere ogni problema. È l’economia di guerra, bellezza.
Fuori di paradosso, la bozza del piano per l’auto - alla versione definitiva si arriverà dopo il confronto con i soggetti, produttori in primis - per il momento non inverte la rotta sul Green Deal - quindi nel 2035 stop confermato ai motori endotermici -, ma ammette di aver fatto danni, dunque multe “congelate” o riviste per quanto riguarda le emissioni di CO2. Poi, nessuna diffusione a pioggia di incentivi europei per l’auto elettrica, ma fondi agli Stati per varare il leasing sociale che tanto piace alla Francia di Macron, per provare a vendere le auto elettriche anche ai meno abbienti. E, a questo proposito, ecco 3 miliardi di euro per la produzione di batterie e 500 milioni per implementare la rete di ricarica.
L’Europa, dunque, insiste nella sua visione: solo l’auto elettrica è il futuro per salvare il pianeta, come se il progresso tecnologico si fosse fermato alle lampadine. Biocarburanti? Poco o non pervenuti ("Avranno un ruolo", chiarissimo proprio. E certi giornaloni che si sprecano in grandi titoli sull'argomento, manco fossero una lobby filo Ursula, li aspetto al varco della prova dei fatti come accaduto con la svolta elettrica alla prova del mercato). Come il piano per il riarmo, anche questo contiene più interrogativi che risposte, ma c’è da scommetterci che in tanti si affretteranno a benedirlo, tranne chi nell’automotive ci lavora.
Dati questi interlocutori, confidiamo che ieri il cardinale Repole, fra una botta di ottimismo e l’altra con John Elkann, abbia dato anche una bella benedizione a Mirafiori. Altrimenti con certi piani si passa direttamente all’estrema unzione.
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