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IL FATTO

"L'ergastolo è anticostituzionale"

Il vice ministro Sisto: "Il carcere deve puntare al recupero"

"L'ergastolo è anticostituzionale"

Francesco Paolo Sisto

«L'ergastolo è una misura anticostituzionale». Con queste parole il vice ministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha acceso il dibattito durante il convegno organizzato dal gruppo Giovani Imprenditori dell'Unione Industriali di Torino, focalizzato sul tema del lavoro come strumento di inclusione per le persone detenute. Secondo Sisto, le pene devono essere orientate alla rieducazione, garantendo un monitoraggio costante che consenta al carcere di diventare non solo un luogo di privazione della libertà, ma anche un'opportunità di recupero. «Il rischio – ha aggiunto – è che la pena diventi una mera privazione della libertà, senza prospettive di reinserimento sociale».

Un tema centrale nell’intervento di Sisto è stato il ruolo del lavoro nel processo di rieducazione. «Il lavoro è uno degli strumenti più efficaci per ridurre la recidiva, restituire dignità e migliorare le condizioni psicologiche dei detenuti», ha affermato il vice ministro. Inoltre, Sisto ha sottolineato che il diritto al lavoro deve essere strettamente legato al diritto alla salute, criticando le gravi carenze nelle cure mediche all'interno degli istituti penitenziari: «È inaccettabile che i detenuti debbano attendere mesi per una visita medica. Le carenze sanitarie nelle carceri minano il principio della dignità umana». Il vice ministro ha anche lanciato un monito, definendo le strutture penitenziarie italiane «un Bronx sanitario», dove il diritto alla salute viene spesso ignorato. Un problema che, secondo Sisto, richiede un intervento deciso degli enti locali per garantire un sistema carcerario che rispetti davvero i diritti fondamentali dei detenuti.

Un dato emerso dal convegno evidenzia la relazione tra lavoro e recidiva: il 62% dei detenuti italiani ha già vissuto l'esperienza del carcere, ma il tasso di recidiva tra chi ha intrapreso un percorso lavorativo scende drasticamente al 2%. Questo dato mette in luce come il mondo imprenditoriale possa giocare un ruolo cruciale nel supporto al sistema penitenziario, promuovendo programmi riabilitativi che bilanciano la sicurezza con la rieducazione. In questo contesto, i Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali di Torino ha da mesi intrapreso un progetto in collaborazione con il Fondo Alberto e Angelica Musy e la Fondazione Ufficio Pio, dedicato all'inserimento lavorativo delle persone detenute. «Per noi giovani imprenditori l’impegno sociale è prioritario», ha commentato la presidente del gruppo, Barbara Graffino. «Abbiamo scelto di portare avanti il progetto di reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro per offrire una seconda possibilità a chi ha sbagliato e ora desidera rimettersi in gioco», ha aggiunto.

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