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La crisi dell'ex Fiat

Stellantis, la Fiom vuole vedere John Elkann: "Ora basta evitarci". Il 29 altro sciopero

Fra i temi della protesta anche il ritardo nella nomina di un nuovo ceo dopo Tavares

Stellantis, la Fiom vuole vedere John Elkann: "Ora basta evitarci". Il 29 altro sciopero

John Elkann e Michele De Palma, segretario della Fiom

Nonostante la recente visita in fabbrica, a Mirafiori, John Elkann sembra evitare il confronto diretto con le rappresentanze sindacali. "Elkann sta incontrando tutti tranne le organizzazioni sindacali, vogliamo un confronto diretto con l'azienda",ha affermato Michele De Palma, segretario della Fiom. "Pensiamo che vada fatto un piano di ricerca, sviluppo e produzione che preveda il pieno utilizzo degli impianti e faccia ritornare a un’autonomia i marchi italiani, perché al momento a questa azienda mancano."

Da oltre dieci anni, i lavoratori di Stellantis vivono una condizione di incertezza, mantenuti in cassa integrazione senza un piano chiaro per il loro reintegro, dicono dalla Fiom. La richiesta che emerge con forza è quella di un intervento per integrare i salari, nonostante la continua distribuzione di dividendi da parte dell'azienda. La battaglia attuale dei sindacati riguarda l'integrazione salariale al 100% per i lavoratori in cassa integrazione, in attesa di una soluzione a lungo termine. La misura è attualmente oggetto di negoziazione, con l’obiettivo di trovare un accordo che rispetti l’equilibrio tra le parti coinvolte. "Siamo in una fase che dura troppo da tempo, la crisi è stata completamente scaricata sui salari dei lavoratori", ha affermato De Palma, segretario della Fiom

A fronte della persistente incertezza, l’attenzione si concentra anche sulla produzione. Il rischio per quest’anno è che Stellantis produca meno di quanto realizzato l'anno scorso, ossia meno di 300mila auto, con effetti drammatici non solo sui lavoratori diretti ma anche sull'indotto, compreso il settore della componentistica. "Se non si agisce in fretta, si rischia di compromettere il futuro dell’automotive in Italia". Inoltre, Giorgio Airaudo, segretario della Cgil ha aggiunto che il settore sta affrontando sfide strutturali che vanno ben oltre le transizioni tecnologiche in atto. “La discussione nel nostro paese della transizione all'elettrico è arretrata rispetto agli altri stati europei, c'è la fila da BYD degli imprenditori locali e ci chiediamo il perché.”

Le difficoltà della produzione di veicoli in Italia si fanno sentire, in particolare per i marchi di lusso e i marchi premium. Nonostante le aspettative iniziali, le produzioni di Maserati e Alfa Romeo non stanno registrando gli incrementi promessi, e i nuovi modelli sono un mistero. "L'azienda non ha una strategia per Maserati e Alfa Romeo, e l’unica risposta che vediamo riguarda l’ibridizzazione. Non ci sono nuovi modelli e i marchi storici italiani stanno soffrendo", ha aggiunto De Palma. "Il futuro dell’automotive in Italia non può essere garantito senza investimenti in ricerca, sviluppo e produzione. Abbiamo bisogno di giovani all’interno degli stabilimenti", sottolineando l'importanza di coinvolgere nuove generazioni per il futuro delle fabbriche italiane. "Senza i giovani dentro le fabbriche, non c’è futuro per le fabbriche e per l’automotive in Italia", ha ribadito.

La situazione è destinata a peggiorare se non si attueranno misure concrete. "La politica industriale deve essere orientata all'innovazione, non alla chiusura dei confini", ha aggiunto De Palma. “Se non si interviene, rischiamo di non avere più un’automotive in Italia, senza investimenti in ricerca e sviluppo e senza una strategia per il futuro." Il 14 marzo è stato convocato un tavolo di confronto per affrontare la situazione, ma le aspettative restano basse, data la persistente difficoltà dell'azienda nel dialogare con i sindacati

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