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RETROSCENA

E se gli Elkann facessero pace con la mamma (e con la Procura)?

L'ipotesi di accordo, l'inchiesta penale, il precedente di Exor: ecco cosa può succedere

Eredità Agnelli, ora gli Elkann cercano la pace con la mamma (e lo Stato)

Foto LaPresse

E se, dopo anni di guerra su più fronti, fosse arrivato il momento di fare pace? A quanto pare, ci stanno pensando seriamente in casa Elkann. Soprattutto gli avvocati penalisti di John, Lapo e Ginevra, che potrebbero spingere per una soluzione pacifica per chiudere il discorso dell’eredità Agnelli, sia dal punto di vista penale sia da quello civile: è un'ipotesi sul tavolo, con il patteggiamento per le accuse di frode fiscale e truffa ai danni dello Stato. E, d'altro canto, un accordo stragiudiziale con la mamma Margherita Agnelli, in modo da chiudere anche il discorso economico e lo scontro davanti al tribunale civile.

Al momento non risulta che ci siano stati passi ufficiali tra le parti ma l'idea è tutt'altro che esclusa proprio mentre l'inchiesta della Procura di Torino sta arrivando alle battute finali: la chiusura delle indagini è attesa nel giro di qualche settimana, anche se restano dei fronti aperti. Da un lato, gli inquirenti considerano accertata la residenza in Italia di Marella Caracciolo, la vedova di Gianni Agnelli che ufficialmente risultava di casa in Svizzera. Di conseguenza, sono sicuri di avere elementi a sufficienza per provare la truffa e l'evasione fiscale a carico dei tre nipoti Elkann, del notaio Urs Von Grueningen e del commercialista di fiducia, Gianluca Ferrero.

Ma continuano a lavorare sugli altri due fronti, sempre per usare termini bellici: da una parte, si cercano i documenti originali della Dicembre, la  "cassaforte di famiglia" che controlla la Giovanni Agnelli bv, Exor e di conseguenza l’impero da oltre 30 miliardi di euro tra quote in Stellantis, Ferrari, Cnh, Lingotto, Juventus e altre importanti società (a partire dal milionario passaggio di proprietà dalla nonna ai nipoti); dall'altra, i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio culturale stanno cercando di chiarire la questione dei quadri, parte del patrimonio artistico di Agnelli che, secondo Margherita, spettava a lei dopo la morte della madre.

Eppure la figlia dell’Avvocato non ha più trovato quei dipinti sulle pareti della villa di Roma, della casa di Villar Perosa e della dimora torinese di Villa Frescot: per questo ha sporto un'ulteriore denuncia e sono scattati indagini, perquisizioni, sequestri. Ed è emerso anche il giallo dei gioielli che Marella avrebbe donato ai nipoti ma che, secondo gli inquirenti, erano regali finti e decisi a tavolino dopo la scomparsa della nonna.

Intanto qualche mossa pacificatrice è già partita, visto che gli Elkann hanno iniziato a versare una parte dei soldi che, secondo le accuse, non avrebbero dichiarato allo Stato italiano. Si tratterebbe, a quanto risulta, di poco meno di 10 milioni di euro pagati in seguito a un processo verbale di constatazione emesso dall’Agenzia delle Entrate. La quale, però, calcola di doverne incassare oltre 100, di milioni: in sostanza, gli eredi di Marella e Gianni Agnelli avrebbero versato una prima “rata” del 10% su quanto dovuto al Fisco. Ora potrebbero cominciare le mosse successive, con il patteggiamento in sede penale e un accordo economico con Margherita Agnelli per il civile.

C'è un precedente che gioca a favore di John Elkann e riguarda Exor, la holding che controlla anche Stellantis, e lo spostamento della sede legale in Olanda, nel 2016, assieme a quella della controllante Giovanni Agnelli BV. Le società pagarono la cosiddetta Exit Tax, un forfait che lo Stato si fa riconoscere come "indennizzo" per la perdita di una società domiciliata in Italia. E poiché all'epoca si fusero di fatto con altre società già presenti in Olanda, la tassa fu ridotta nella misura del 95%. Ma due anni dopo l'Agenzia delle Entrate di Torino contestò quella condotta e conteggiò una evasione fiscale di 5 miliardi e 867 milioni di euro. Contestualmente, la Procura di Torino aprì una inchiesta per "dichiarazione infedele": la stessa accusa mossa inizialmente per l'eredità Agnelli e, curiosamente, con lo stesso procuratore aggiunto, ossia Marco Gianoglio.

La difesa degli Elkann fu assunta dall'ex ministro della Giustizia Paola Severino e, nel giro di altri due anni, si arrivò a un accordo: Exor e Giovanni Agnelli BV pagarono 949 milioni di euro, pur sottolineando in un comunicato stampa congiunto - soprattutto a beneficio del mondo finanziario - la loro convinzione "di aver agito correttamente". E anche l'inchiesta giudiziaria venne a quel punto archiviata.

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