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L'Eredità Agnelli

Un patto con il Fisco, così gli Elkann vogliono uscire dall'inchiesta. Il caso dei 6 miliardi di Exor

Dalla "dichiarazione infedele" all'accusa di truffa allo Stato: ora gli investigatori sono vicini ai segreti della Dicembre

Un patto con il Fisco, così gli Elkann vogliono uscire dall'inchiesta. Il caso Exor e i 6 miliardi di evasione

"Risolvete in fretta questa faccenda". Un invito, magari non proprio letterale, o magari un consiglio per John Elkann e i suoi fratelli, alle prese con l'inchiesta per truffa aggravata ai danni dello Stato per la vicenda dell'Eredità Agnelli. Consigli che per il presidente di Exor e Stellantis possono arrivare sia dal suo team legale, sia dagli ambienti finanziari. Perché se è pur vero che, per ora, la Consob non ha battuto ciglio sull'inchiesta né verso di lui né verso il co-indagato Gianluca Ferrero che è presidente della Juve, è altrettanto vero che questa cosa non fa bene agli affari. Soprattutto nel momento in cui gli inquirenti sembrano avvicinarsi al Sancta Sanctorum dell'impero, quella società semplice Dicembre con troppe "opacità".

Andati a vuoto i tentativi di rispondere in sede legale, con i KO incassati per due volte dal Tribunale del Riesame, e pur con la vittoria nella causa civile intentata dalla madre Margherita Agnelli, adesso in casa Elkann si valuta la possibilità di trovare un accordo con il Fisco. Il vulnus del problema, infatti, riguarda la dichiarazione dei redditi dopo il decesso di Marella Agnelli, vedova dell'Avvocato: somme poi integrate, in ravvedimenti a norma di legge, comprese quelle che farebbero parte del tesoro depositato all'estero. Ma poiché la Procura è sempre più convinta che la residenza svizzera della nonna degli Elkann fosse fittizia, l'importo evaso si aggirerebbe su una somma molto più alta di quanto stimato finora.

C'è un precedente che gioca a favore di John Elkann e riguarda Exor, la holding che controlla anche Stellantis, e lo spostamento della sede legale in Olanda, nel 2016, assieme a quella della controllante Giovanni Agnelli BV. All'epoca, le società pagarono la cosiddetta Exit Tax, un forfait che lo Stato si fa riconoscere come "indennizzo" per la perdita di una società domiciliata in Italia. E poiché all'epoca si fusero di fatto con altre società già presenti in Olanda, la tassa fu ridotta nella misura del 95%. Fu solo due anni dopo che l'Agenzia delle Entrate di Torino, complice un cambio di governance, contestò quella condotta e conteggiò una evasione fiscale di 5 miliardi e 867 milioni di euro. Contestualmente, la Procura di Torino apriva una inchiesta per "dichiarazione infedele": la stessa accusa mossa inizialmente per l'eredità Agnelli e, curiosamente, con lo stesso magistrato, ossia Marco Gianoglio.

La difesa degli Elkann fu assunta dall'ex ministro della Giustizia Paola Severino e, nel giro di altri due anni, si arrivò a un accordo: Exor e Giovanni Agnelli BV pagarono 949 milioni di euro, che lo Stato era ben lieto di recuperare, pur sottolineando in un comunicato stampa congiunto - soprattutto a beneficio del mondo finanziario - la loro convinzione "di aver agito correttamente". E anche l'inchiesta giudiziaria venne a quel punto archiviata.

E' questa la carta che gli Elkann vogliono provare a giocarsi adesso. Per uscire in fretta da una inchiesta che potrebbe costare troppo in termini di conseguenze e reputazione. Gli investitori e i partner di Elkann ed Exor non hanno interesse che si possa scavare troppo a fondo nelle carte segrete della finanza. E, se l'inchiesta andando avanti dovesse sancire - in contrasto con quanto stabilito dal tribunale in sede civile - la nullità delle donazioni di Marella ai nipoti, le donazioni di quelle quote della Dicembre, allora anche il controllo della società andrebbe ridefinito: e in America, dove le relazioni di John Elkann sono molto più forti che altrove, tutto si augurano tranne che trovarsi nel capitale sociale di chi controlla Exor e Stellantis Margherita Agnelli e, soprattutto, suo marito Serge de Pahlen, uno degli oligarchi di Putin.

La domanda è: potrebbe funzionare? Primi movimenti in questo senso ci sono già stati, ma va anche detto che sanare una irregolarità economica potrebbe non bastare. L'inchiesta, infatti, è andata molto più in là della semplice contestazione iniziale. Occorre valutare quanto i magistrati siano convinti degli elementi che hanno in mano e della possibilità di arrivare alla fine prima che scatti la prescrizione - quella sì vanificherebbe tutto. Una partita delicata, da giocare su tre lati dello schieramento, che è già iniziata.

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