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Il futuro dell'automotive
24 Aprile 2024 - 13:01
Ha appena mandato in archivio un anno da record, con Stellantis che ha staccato la cedola da 4 miliardi e 700 milioni per gli azionisti, ma il mercato dell'auto - tra concorrenza cinese e incentivi del governo che non arrivano - forse non rispetta le previsioni: Mirafiori è in agonia, fra esuberi, uscite incentivate, cassa integrazione e, ultima novità, lo stop totale alla produzione per un mese. E lui, personalmente, è al centro di una brutta inchiesta giudiziaria, assieme ai fratelli, per truffa ai danni dello Stato sulla vicenda dell'Eredità Agnelli. Momenti delicati, in cui John Elkann decide di uscire allo scoperto e parlare. Non all'assemblea degli azionisti o in Cda, ma pubblicamente.
Il nipote dell'Avvocato ha scelto il quotidiano Milano Finanza, in occasione dei 35 anni di attività, per dire la sua sul delicato momento del settore automotive, dei cambiamenti di mercato e della società. E parte dal ricordo di suo nonno, l'Avvocato. "Era il 1989, lo stesso anno della nascita di MilanoFinanza" scrive al quotidiano economico, che pure elogiando i successi finanziari brillanti del gruppo non lesina le critiche (perché i numeri, si sa, non mentono). Dice John Elkann: "Io stavo frequentando il Politecnico di Torino, (a 13 anni? Forse intende 1998 o c'è un refuso nell'articolo, ndr) molti ricordano come la Fiat fosse riuscita a chiudere il decennio con dati molto incoraggianti: quasi 2,3 milioni di auto vendute, soprattutto in Italia, che rappresentava allora il 62% delle vendite totali. Pochi mesi dopo, agli azionisti riuniti in assemblea, mio nonno segnalò però un brusco cambio di prospettive con una frase che divenne famosa: la festa è finita".
Ciò che è venuto dopo, lo sappiamo tutti. La Fiat non esiste più: è uno dei quattordici marchi di Stellantis, il gruppo nato dalla fusione di Fca con i francesi di Psa (i meno indulgenti la definiscono una vendita ai francesi). "L’unione di tanti protagonisti della storia mondiale dell’auto - quanti sono i marchi di Fiat, Peugeot-Citroen e Chrysler – rappresenta un fatto epocale. Ancora giovane, ma con radici che risalgono al XIX secolo, Stellantis ha chiuso il suo terzo anno di vita con risultati record: ricavi che sfiorano 190 miliardi di euro, una marginalità del 13%".
Dice che Fiat "è il primo fra tutti i brand di Stellantis, con 1,35 milioni di auto vendute in tutto il mondo", anche se il primato almeno in Italia è dovuto alla "vecchia" Panda, di cui non a caso è stata prorogata la vita. Mentre la Fiat 500e, l'elettrica di Mirafiori, è sì "l’auto che ha ricevuto più premi in assoluto in tutti i 125 anni di vita della Fiat, e che ha conquistato il primo posto in Europa nel segmento delle city car all electric" ma i dati delle immatricolazioni di questo inizio di 2024 sono tristi. Non a caso il ceo Carlos Tavares ha annunciato un investimento di 100 milioni per rifarla e renderla più competitiva.
E proprio lo stentato mercato di 500 obbliga il Gruppo a bloccare Mirafiori: cassa integrazione fino a maggio, contratto di solidarietà fino ad agosto per 1.175 dipendenti, la riduzione a un solo turno anche nell'hub dell'economia circolare Sustainera. E gli incentivi alle dimissioni che stanno tagliando praticamente un dipendente su cinque. Sui lavoratori Elkann si sofferma solo su questi punti, parla di "un ammontare pari a 1,9 miliardi di euro distribuiti ai dipendenti sotto forma di partecipazione agli utili", ossia il premio di produzione, e poi quel piano già annunciato, il "programma di azionariato ad essi riservato" che dopo una prima sperimentazione sarà esteso.
La sua conclusione è che "le sfide che ogni costruttore di auto affronterà nei prossimi anni saranno impegnative: ma Stellantis ci permette di affrontare un futuro che sarebbe stato difficile immaginare senza la sua forza, fatta anzitutto di persone oltre che di innovazione tecnologica, presenza mondiale e solidità economica". Traduzione: lasciate perdere la Fiat di mio nonno, oggi noi siamo questi qua, perché è quello che ci serve.
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