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Cosa sapere sugli aumenti

Statali, previsti aumenti fino a mille euro per i dirigenti: i dettagli del nuovo contratto

Coinvolti oltre 6mila professionisti delle amministrazioni centrali, enti pubblici e agenzie

Statali, previsti aumenti fino a mille euro per i dirigenti

Immagine di repertorio

Il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per l’area dirigenziale delle funzioni centrali prevede aumenti retributivi che variano da 450 a 1.000 euro lordi mensili. L’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) ha illustrato le cifre medie degli incrementi salariali previsti, che interessano dirigenti di ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. La media si attesta intorno ai 580 euro lordi mensili, pari a un incremento del 6%.

Secondo le stime ufficiali, il rinnovo riguarda circa 6.150 dipendenti pubblici. Nello specifico:

  • 414 dirigenti di prima fascia e oltre 3.250 di seconda fascia nelle funzioni centrali;

  • 1.080 professionisti tecnici e legali degli enti pubblici non economici (come Inps, Inail, Aifa);

  • 1.406 dirigenti e professionisti medici e sanitari impiegati presso Ministero della Salute, Aifa, Inps e Inail.

Gli aumenti previsti variano a seconda del ruolo: i dirigenti di prima fascia riceveranno fino a 1.000 euro in più al mese, mentre i dirigenti di seconda fascia avranno un incremento medio di circa 570 euro. I professionisti sanitari e tecnici avranno aumenti compresi tra i 450 e i 650 euro lordi.

L’Aran ha chiarito che l’aumento principale (+5,78%) entrerà in vigore con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2024. A questa somma si aggiunge una quota minore (+0,22%), pari a circa 20 euro lordi mensili, applicabile da quest’anno. Tuttavia, la Funzione Pubblica CGIL ha criticato l’offerta ritenendola insufficiente rispetto all’inflazione cumulata del triennio 2022-2024, stimata al 16,5%. Il sindacato sostiene che l’incremento reale del potere d’acquisto sarà ridotto, anche a causa dell’anticipo una tantum erogato nel dicembre 2023 e dell’indennità di vacanza contrattuale già in essere. La CGIL stima che il beneficio netto per i dirigenti sarà inferiore alla metà dell’importo teorico indicato.

Il contratto non prevede il riconoscimento di arretrati per il biennio 2022-2023. Restano inoltre aperte le trattative su temi paralleli, come il lavoro agile e l’erogazione dei buoni pasto durante lo smart working. Le organizzazioni sindacali chiedono garanzie sulla continuità degli incarichi, sottolineando le conseguenze economiche derivanti da eventuali interruzioni non giustificate.

L’atto di indirizzo firmato dal ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, introduce anche nuovi criteri per la valutazione dei dirigenti. Tra questi, la possibilità di introdurre un “superpremio” per coloro che conseguano performance elevate per più anni consecutivi. Tali premi, tuttavia, potrebbero consistere in avanzamenti di carriera piuttosto che in incentivi economici.

Un altro criterio sarà legato all’attività di formazione del personale: i dirigenti saranno valutati anche in base alle ore di aggiornamento garantite ai propri collaboratori, nel rispetto dell’obbligo previsto per ogni dipendente pubblico di partecipare ad almeno 40 ore di formazione annua.

Il tavolo negoziale riprenderà il 5 giugno. Oltre alla CGIL, anche altre sigle come CISL FP hanno espresso priorità differenti, puntando soprattutto su una rapida distribuzione delle risorse già stanziate per il triennio 2022-2024. L’esito delle trattative definirà non solo gli aspetti economici, ma anche l’architettura futura della dirigenza pubblica italiana.

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