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Il Borghese
17 Aprile 2023 - 06:30
A quanto pare a Torino non spariscono solo i parcheggi, ma anche le automobili. Oltre cinquantaduemila vetture perse, certo nell’arco di vent’anni, ma pur sempre un numero considerevole. Che a guardarlo in senso assoluto già colpisce, rapportarlo al fatto che, per lungo tempo, Torino è stata esclusivamente «la città dell’auto» può anche allarmare. Ci sono spiegazioni di vario genere, a cominciare dal calo demografico - Torino ha meno di 900mila abitanti, al momento - e infilandoci anche il cambio delle abitudini.
Un tempo era quasi un obbligo avere due auto in famiglia, per chi poteva permettersele. Ma erano anche i tempi in cui il mercato dell’automobile tirava e pareva che le vacche grasse non dovessero mai morire, con i cori di giubilo per ogni nuovo modello Fiat - anche quando oggettivamente improponibile, come la Tipo - ché per il ceto medio e quello operaio, ancora presi dall’affettuosa sudditanza agli Agnelli, significava solo il bene del Paese e della città. E c’era chi fingeva di non vedere cassa integrazione, mobilità lunga e politiche aziendali che magari non erano quelle di Valletta ma certo non erano un paradiso... Diciamo che si pagava un prezzo.
Oggi, quella che era Fiat ha un’altra dimensione, e lo sappiamo bene. Mirafiori sta puntando al record di auto prodotte, ma si tratta della sola 500 elettrica, perché è la prima risposta a nuove esigenze di mobilità. L’auto è un lusso, ma anche farne a meno - monopattini a parte -, nel senso che va bene per chi ha la possibilità di adeguarsi ai tempi lunghi del trasporto pubblico.
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