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Il Borghese

Falce e casello. Così il voto di scambio viaggiava dalle autostrade alle cliniche

Una analisi della infiltrazioni e delle frequentazioni pericolose che imbarazzano il Pd

Falce e casello. Ecco come il voto di scambio viaggiava dalle autostrade alle cliniche

Fra Torino e Bari non c’è un’autostrada per un collegamento diretto, ma certo gran parte dell’imbarazzo che cade addosso al Pd, in piena campagna elettorale, con tutti questi rapporti pericolosi con la criminalità organizzata, passa attraverso il casello di un’autostrada, la A32 Torino-Bardonecchia. Sasà Gallo, veterano di campagne elettorali ed equilibrismi politici, usava infatti le tessere per il pedaggio di questa autostrada come argent de poche.

«Ti volevo dire: ho quella tesserina» dice al telefono Sasà al dottor Caviglia, medico del gruppo Humanitas. «Non ti preoccupare per lei» dice al consigliere (leghista, dunque il buon Sasà ,di formazione socialista e ora tra gli eredi del fu Pci, è anche bipartisan) Antonello Angeleri che ne chiede una per la figlia. Gallo ne dispone con generosità: alla sua dottoressa di famiglia, alla cardiologa del Mauriziano, che in cambio offre servigi gratuiti per lui e signora alla clinica Fornaca. Dove, ma non per sé bensì per un elettore, ha ottenuto il salto della lista d’attesa per una visita con il dottor Alessandro Maria Massè. Davvero un voto - ammesso che ci sia stato - vale così poco da poter essere barattato con una tesserina per risparmiare qualche decina di euro?

Eppure, l’esperienza ci insegna. Ci insegna che per esempio il governatore Roberto Cota cadde per gli scontrini di un paio di mutande verdi, che Massimo D’Alema ha dovuto giustificare più la sua barca a vela della miopia in Bicamerale, che far saltare una lista d’attesa in ospedale vale più di una tangente. Perché siamo sempre lì: il senatore Peppone che vuole ammorbidire il mezzadro assumendolo in Comune e Don Camillo che rilancia con la gestione di una pompa di benzina. A fare l’autostrada ci penseranno quegli altri...

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