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IL BORGHESE
01 Maggio 2024 - 06:30
Un sindacato diviso celebra il 1° Maggio
Cgil-Uil e Cisl hanno scelto Monfalcone, la company town di Fincantieri, per celebrare insieme la manifestazione nazionale del Primo Maggio. Uniti sul palco divisi nelle strategie, specie nei quartieri generali romani, dove la politica la fa da padrona e suggerisce strategie assai diverse, soprattutto nei rapporti con il Governo. Insomma il sindacato mai come oggi è “unitario” a parole, mentre è attraversato da da una crisi profonda, a cominciare dai rapporti con la base dei lavoratori. E si combatte sulle strategie future, al di là degli slogan di facciata e dei gonfaloni dove continua a campeggiare il rosso fuoco. Lo abbiamo capito a Torino dove la crisi dell’auto sta soffrendo di questa frattura che vede il fronte sindacale come un “mondo di mezzo” tra il governo, le strategie del ministro Urso (che non nasconde l’ipotesi di un secondo Costruttore da inserire sul mercato) e Stellantis che continua a giocare la carta della cassa integrazione, desertificando di fatto Mirafiori.
Un contesto in cui certo non giova la frattura tra Cgil-Uil da una parte e la Cisl dall’altra. Due mondi contrapposti, almeno pare. Non a caso Maurizio Landini ha lanciato una campagna referendaria (più politica che sindacale come vedremo) per «smontare alcune delle leggi che hanno portato - sono parole sue - a un mondo del lavoro selvaggio» con l’intento di raccogliere le 500 mila firme necessarie per andare al voto popolare nella primavera del 2025. Gli obiettivi principali sono la cancellazione del jobs act, degli abusi nel ricorso ai contratti a termine e della minore responsabilità delle aziende negli appalti. La scelta di Landini, capo assoluto della Cgil, ha messo a rumore il mondo sindacale, soprattutto perché la maggiore confederazione si oppone non solo al governo di centro-destra, ma esprime una visione negativa dell’intero rapporto tra politica e società (non assolvendo neppure il centro-sinistra). Come dire che di fronte alla forte astensione dalle urne, Landini si pone come alternativa? Forse. In ogni caso mette il lavoro al centro dello scontro elettorale e chiama al voto gli italiani cercando di svincolarli dai propri orientamenti politici.
Sul fronte opposto il segretario della Cisl Luigi Sbarra è fortemente critico sull’iniziativa referendaria, e offre una fotografia diversa del mondo del lavoro e delle attività del governo quando ricorda che in questo ultimo anno nel Paese sono aumentati i posti fissi di oltre 500mila unità e le aziende tendono a fidelizzare la forza lavoro che hanno, anche perché è sempre più difficile trovare quelle competenze sul mercato.
Insomma l’atteggiamento della Cisl stride se messo a confronto con quella Cgil e di fatto l’accusa di operare con i referendum una scelta di politicizzazione dimenticando di analizzare la realtà per come si presenta. Come dire che un governo si giudica dai risultati, si tratti di Draghi o di Meloni. L’esatto opposto della Cgil che invece alimenta una politica di mobilitazione continua contro le scelte di Giorgia Meloni e dei suoi ministri e questo la porta a occupare spazi e ambiti che non sempre rientrano nella tradizionale contrattazione sindacale. In sostanza la Cisl rimane fedele alla teoria dello scambio politico e non crede al conflitto a priori e soprattutto alla proclamazione degli scioperi generali. E lo dimostra la divisione netta tra Cgil-Uil e Cisl nella protesta contro le morti bianche degli ultimi mesi. Come a dire che la strategia dello sciopero ormai è un’arma che si è spuntata.
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