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Il Borghese
16 Maggio 2025 - 05:50
Qualcuno avvisi i giornalisti del gruppo Gedi: Trump non è il Diavolo in persona. Anzi, è una persona che sa quello che serve per salvare l’industria dell’auto. Parola di John Elkann in persona.
Dopo la donazione milionaria alla cerimonia di insediamento, l’incontro riservato nella residenza privata di Mar-a-Lago, il viaggio diplomatico al seguito in Arabia Saudita, arriva l’endorsement definitivo di Elkann al presidente USA: «Il presidente Trump è molto chiaro su ciò che vuole ottenere per l'industria automobilistica... le azioni che si stanno mettendo in atto lo renderanno possibile». Lo ha detto “FT Future of the car summit”, ossia davanti a una platea da Financial Times, non di assalitori del Campidoglio travestiti da sciamani...
Un endorsement che è una cannonata all’Europa, poiché le azioni di Trump sono ovviamente protezionistiche, che è quello che invece non capisce l’Europa: «L'Europa deve decidere cosa vuole fare: vuole essere una nazione che costruisce automobili o che acquista automobili?». Come a dire che con il cosiddetto Green Deal è stata colpita l’industria autoctona, favorendo l’invasione cinese. E al suo fianco c’era Luca De Meo, ceo di Renault, dopo l’intervista insieme (più che altro un comunicato stampa congiunto) a Le Figaro. Segni di alleanza? «Nessuna fusione - ha detto Elkann -, ma io e Luca lavoriamo da molto tempo e abbiamo esperienze simili».
Si potrebbe allora dedurre che Stellantis verrà guidata nel solco a stelle e strisce, riportando in USA ciò che ora è in Canada e Messico. A quel punto, se le misure protezionistiche sono sagge ed è bene tornare nei sacri confini nazionali, riportiamo in Italia anche ciò che è in Polonia o Marocco? O è sufficiente aver riportato Maserati a Modena (così si vende tutto assieme, senza l’impaccio di avere una linea in un’altra fabbrica)?
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