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Il Borghese

Ecco quanto vale ancora la (vecchia) Fiat di Marchionne

La sfida del nuovo ceo Antonio Filosa e un brand da riportare in alto

Ecco quanto vale ancora la (vecchia) Fiat di Marchionne

Fusa, assorbita (forse frettolosamente) fra i quindici marchi di Stellantis, Fiat si prende una robusta rivincita nel mondo dell’automotive. Con gli uomini al comando, più che con i modelli. Perché Antonio Filosa, il nuovo ceo, è un ingegnere cresciuto e maturato in Fiat ed è quindi significativo che il suo primo passo nel nuovo ruolo sia stato visitare proprio Mirafiori.

Persino una testata autorevole come Le Figaro ha ammesso che questa nomina «sposta gli equilibri» nel gruppo franco-italiano, spostando il focus sugli interessi italiani (e americani) e non più solo su quelli francesi. Perché Tavares, ricordiamo, nell’unificare processi produttivi e piattaforme aveva anche “peugeotizzato” l’auto italiana (e favorito i fornitori d’oltralpe).

Il marchio francese per eccellenza, d’altra parte, ossia Renault, ha un altro italiano come Luca De Meo nel ruolo di ceo, anche lui maturato in Fiat e in Fca, in quella squadra di manager che supportava (e sopportava) l’amministratore delegato Sergio Marchionne. Di cui era uno dei vice anche Alfredo Altavilla: che lasciò neppure troppo serenamente Fca quando, alla morte di Marchionne, gli venne preferito come ceo-tragettatore l’inglese Mike Manley, che poi in Stellantis avrebbe lasciato spazio a Carlos Tavares. Oggi Alfredo Altavilla è a capo delle operazioni in Europa di BYD, il marchio cinese che vuole prendersi importanti quote di mercato. Forse proprio a discapito di Stellantis, cui ha già portato via alcuni manager.

Tre dei principali attori sul palcoscenico automotive, comunque, vengono da quella che era ancora Fiat, dalla scuola Marchionne. Significa quindi che la vecchia Fiat ha il suo bel valore. Come quei modelli del passato che uno comprerebbe ancora oggi.

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