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Il Borghese
06 Luglio 2025 - 05:50
C’è anche un’altra auto, per Mirafiori, dopo l’avvio della produzione della Fiat 500 Ibrida. E si tratterebbe di un altro ritorno eccellente. Il ceo di Fiat, Olivier Francois, ce lo ha detto chiaramente. Si chiama Abarth.
«È il brand gemello di Fiat», ci ha detto. Il marchio Abarth ha trasformato da sempre le auto di casa Fiat, dalla vecchia 500 diventata 595 alla 850 (anche Dino Zoff ne aveva una, ma pare che da ex apprendista meccanico se la fosse “truccata” da sé), alla 124. Ma con l’ultima prova, ossia la Fiat 500 elettrica, il flop è stato pesante: perché chi cerca quel tipo di vettura, non si accontenta facilmente del ronzio del propulsore elettrico. Ed è inutile provare con i suoni riprodotti. Stellantis l’ha scoperto anche in America, dove il simulatore del rombo della nuova Charger Daytona semplicemente non funziona. E non è un caso che, da quelle parti, sia stato riportato in vita il marchio sportivo SRT.
Trasformare la Ibrida in Abarth è qualcosa più di un desiderio, al momento. Perché per rilanciare quello che è un brand dentro il brand (Marchionne lo aveva capito: voleva usare “500” al posto di “Fiat” negli USA), serve anche la parte emozionale, non soltanto la praticità. Le auto, con buona pace del Green Deal, si vendono così: anche le elettriche, ma ci vuole il messaggio giusto. Cosa che l’Europa non sa trasmettere, questo lo abbiamo capito.
In casa Stellantis, in compenso, la passione dei messaggi e dei claim ce l’hanno. Con la Ibrida ne hanno trasmesso uno bello forte. Ma attenzione a dire «promessa mantenuta». La vera promessa è questa Ibrida, anche con la sua gemella cattiva Abarth. Qui, ci si gioca tutto. E Torino non ha più molto da mettere sul piatto, a parte le sue professionalità depresse da precedenti politiche industriali. Qui, vedremo il vero cambiamento di rotta.
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