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Dopo le accuse di maltrattamenti in famiglia

Ora parla Omar: «Mia moglie si è inventata le violenze. Lotterò per mia figlia»

L'assassino di Novi Ligure tornerà in tribunale 22 anni dopo il massacro

Omar Favaro

Omar Favaro in una foto recente

Omar Favaro è stupito, incredulo, arrabbiatissimo. E si difende dalle accuse di maltrattamenti, minacce e violenze sessuali: «Non ho mai fatto del male a mia figlia e a mia moglie: si è inventata tutto per portarmi via la bambina. Ma io lotterò per lei» replica attraverso l’avvocato Lorenzo Repetti, lo stesso che lo aveva difeso dopo il massacro di 22 anni fa. Quando, il 21 febbraio 2001, Omar e la fidanzatina Erika uccisero la mamma e il fratellino di lei, Susy Cassini e Gianluca De Nardo. E quei due ragazzi di 17 e 16 anni diventarono dei “mostri” per tutti gli italiani, esterrefatti di fronte a un massacro realizzato con 97 coltellate. Un passato che ora è ritornato dopo le accuse della donna che ha sposato Favaro dopo che lui ha scontato la sua pena (condannato a 14 anni, è uscito di galera il 3 marzo 2010 grazie a indulto e buona condotta).

«Ti brucio la faccia»

Dopo il matrimonio, 8 anni fa, la coppia è andata a vivere in provincia di Torino e ha avuto una bambina. Poi è iniziato l’incubo per Barbara F.: quando è andata via di casa e si è finalmente aperta con gli investigatori della Procura di Ivrea e con il pubblico ministero Ludovico Bosso, ha raccontato almeno 20 episodi di maltrattamenti e violenze subiti da Omar.

L’uomo, oggi 40enne, pretendeva che la moglie gli consegnasse il denaro che guadagnava, non la lasciava uscire di casa o praticare la sua religione, la insultava dicendo “sei anoressica” e “fai schifo”. Poi le minacce: “Ti sfregio con l’acido” o “ti riduco sulla sedia a rotelle”.
Nel 2019 durante un litigio le avrebbe scagliato contro una macchina del caffè, colpendola alla spalla. In un’altra discussione le avrebbe ribaltato addosso un tavolino, urlando “devi morire”. Poi le ha rotto il cellulare, l’ha afferrata per i capelli, l’ha tirata verso i fornelli e le ha detto: “Vuoi vedere che ti brucio la faccia?”. E ancora chiamate al 112 interrotte da lanci del telefono e da schiaffi: “Non esci viva di qui”.


Infine strattoni e spinte alla figlia affinché gli indicasse il nuovo compagno della madre, in modo da poterlo picchiare. E al rifiuto della bambina di andare da lui le avrebbe detto: “Sei una m. come tua madre, non ti faccio più vedere neanche tua nonna”». Per tutti questi motivi la Procura di Ivrea ha aperto un’indagine e ha chiesto che a Omar fosse vietato di avvicinarsi alla donna. Una richiesta respinta dal giudice, su cui ora la Procura si è opposta: il Tribunale del Riesame deciderà venerdì.

«E’ tutto falso»

Eppure, come sottolineano Omar e l’avvocato Repetti, tutto questo non è emerso durante la causa per la separazione: «Barbara strumentalizza perché vuole avere una posizione di forza nell’affidamento della bimba». L’avvocato della donna, Emanuele Labis, nega. Anzi, «in avvio di separazione, al giudice non è stato ricordato il delitto di Novi».

Temevo che Barbara sfruttasse le vicende passate: è pronta a tutto per avere la bambina

All’inizio la bambina era stata affidata in via esclusiva al papà e alla nonna paterna. Invece ora sta con la mamma e, da mesi, rifiuta di vedere Omar: «Temevo che Barbara sfruttasse le vicende passate: è pronta a tutto per avere la bambina. Speravo che la situazione migliorasse con l’avanzamento della causa civile, con il riconoscimento della capacità genitoriale di entrambi e il suggerimento di un affidamento condiviso. Non è andata così». 

In avvio di separazione, al giudice non è stato ricordato il delitto di Novi

Anzi, è iniziato il procedimento penale. E Omar lo ha scoperto solo quando è stata fissata la data del Riesame, quando potrà dire la sua versione e tornare in un’aula di tribunale, a 20 anni esatti dalla condanna definitiva per il massacro di Novi Ligure.

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