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L'allarme

La Valsusa è travolta dai migranti: «Con questi numeri siamo allo stremo»

I gestori del rifugio di Oulx hanno chiesto un incontro al prefetto: «Serve un nuovo centro»

La Valsusa è travolta dai migranti: «Con questi numeri siamo allo stremo»

La marcia dei disperati parte da Lampedusa e arriva sulle piste da sci della Via Lattea, in Valsusa: da lì, da luglio a oggi, passano circa 150 migranti al giorno. Una media di quasi 5mila al mese, 12mila in neanche tre mesi: numeri che, a fine anno, faranno impallidire quelli del 2022 (quando le persone passate dalla Valsusa sono state 16mila).

I sentieri usati per arrivare in Francia non sono sempre gli stessi: gli afghani, abituati alle montagne, sono quelli che osano di più, passando dai punti più alti. Invece gli africani invece cercano di restare in basso il più possibile, usando le piste da sci. In particolare quella da fondo, tra Claviere e Monginevro: «L’ho fatta anch’io per rendermi conto della situazione» ammette don Luigi Chiampo. Che non è solo il parroco di Bussoleno ma anche il gestore del centro di accoglienza “Rifugio Fraternità Massi”, a Oulx: «Abbiamo 80 posti ma ieri sono arrivate 180 persone. Ed è così ogni giorno».

Sono quelle che scendono dai barconi a Lampedusa e Porto Empedocle, che un mese o due dopo arrivano in montagna per scappare verso la Francia e poi verso altri Paesi europei: «La situazione è drammatica e noi siamo allo stremo, nonostante il grande aiuto del polo logistico della Croce rossa a Bussoleno - non si nasconde don Chiampo - C'è chi dorme in piedi e stanno nascendo tensioni, con la guerra fra poveri di chi si strappa di mano un giaccone o un piatto di pasta».

Le associazioni Rainbow4Africa e Talità Kum partecipano alla gestione e denunciano da mesi una «situazione incandescente». Ora raccontano anche di difficoltà economiche, con costi annuali che a fine saranno aumentati da 700mila a 1 milione di euro: «Ed è tutto sulle spalle nostre e dei donatori, come la Diocesi - sottolinea Paolo Narcisi, presidente di Rainbow4Africa - Abbiamo già chiesto un incontro al nuovo prefetto di Torino perché serve un’altra struttura di accoglienza: dopo i disastri in Libia e Marocco, ci aspettiamo molti altri arrivi».

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