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L'inchiesta

Il parroco inguaiato dai frati. E ora è caccia agli arazzi salvati dall'incendio del Duomo di Torino

Emergono nuovi dettagli sull’indagine che coinvolge don Marino Basso e altre quattro persone

Furto di quadri da chiese e conventi: ecco perché il parroco è indagato con tre complici

«Prima di vendere il convento francescano di Susa, abbiamo confrontato gli inventari con le opere che erano conservate nel magazzino. In quel momento, ci siamo accorti che una sessantina di opere d’arte erano sparite e uno dei superiori ha sporto denuncia».
A rivelarlo è padre Andrea Vaona, segretario dei frati minori della provincia di Sant’Antonio di Padova, che ha competenza su tutto il nord Italia. Dalla loro denuncia è iniziata l’inchiesta che coinvolge monsignor Marino Basso. È il parroco di Pecetto, esorcista e rettore del santuario torinese della Consolata dal 2006 al 2014, indagato per concorso in furto pluriaggravato. Proprio dalla Consolata, forse nel 2013, sarebbero scomparsi nel nulla tre arazzi (non tre quadri, come si era ipotizzato in un primo momento) di proprietà del Duomo di Torino. Sarebbero di origini fiamminghe, danneggiati dall’incendio del Duomo nel 1997 e poi trasportati alla Consolata per essere conservati al sicuro. Invece sono spariti e gli investigatori li stanno ancora cercando.

Oltre a questi, l’inchiesta del pubblico ministero Elisa Buffa cerca di fare chiarezza sulle sorti delle oltre sessanta opere sparite da Susa. Qui, i frati francescani non vivono più dal 2008.
«Da allora, la struttura è diventata una foresteria per ospitare gruppi di persone, gestita per il tramite di un’associazione fino a quando l’abbiamo venduta e l’hanno trasformata in un hotel» ripercorre padre Vaona. Don Basso sarebbe stato direttamente coinvolto nella gestione, con un incarico di responsabilità nell’organigramma dell’associazione.
Sembra ne fosse il legale rappresentante. È corretto? «A questo non so rispondere» glissa il segretario provinciale, che non fornisce dettagli sulla natura delle opere che sarebbero state trafugate. Ma aggiunge: «Abbiamo saputo dell’inchiesta leggendo i giornali. Se è vero che una decina di opere del nostro convento sono state ritrovate, ne siamo contenti».


Si riferisce a quelle che i carabinieri del comando di tutela del patrimonio culturale hanno sequestrato durante la perquisizione all’alba di martedì 30 gennaio a Villa Sacro Cuore. È la dimora settecentesca accanto alla parrocchia di Pecetto, attuale residenza del parroco, frequentata abitualmente anche da diversi suoi ospiti. Tra loro c’è anche il restauratore Vincenzo Simone, anche lui indagato insieme al fratello Francesco e a due commercianti di antiquariato.
Tramite il suo legale Maurizio Caldararo, don Basso ribadisce di essere innocente. Assistono gli altri indagati gli avvocati Giuseppina Paragano, Maria Luigia Toma, Alessio Soldano, Lea Fattizzo ed Emanuele d’Amico.

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