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L'allarme

In Piemonte gli agnelli non bastano per tutti. Ma non c'entra solo la Pasqua...

Ci sono 160mila capi fra ovini e caprini in giro per la regione: è un settore che vale 30 milioni di euro

In Piemonte gli agnelli non bastano per tutti. Ma non c'entra solo la Pasqua...

Cresce il consumo di carne di agnello e gli allevatori del Torinese non ce la fanno a soddisfare la richiesta: una notizia in controtendenza in questi giorni di allarme per i dazi americani sull’agroalimentare italiano, dovuta ai nuovi consumatori che ancora mangiano i piatti a base di ovini. Cioè i 60mila musulmani presenti fra città e provincia, cui si aggiungono anche romeni e albanesi (che mangiano agnello soprattutto durante le loro feste, come la Pasqua ortodossa e la Festa del Sacrificio). Così, il bilancio complessivo è di un forte aumento dei consumi che non trova più quell’offerta sul territorio in grado di soddisfarlo.

Il Piemonte conta 104.800 pecore e 55.600 capre per un totale 3.902 aziende: una presenza che rappresenta circa 30 milioni di euro di valore.

«Si tratta di una pastorizia di montagna vecchia di 5mila anni, che oggi soddisfa fasce sempre più larghe di famiglie - spiega il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici – Per questo vanno sostenuti i margari con allevamenti ovini: l’invito è scegliere agnelli o capretti a Km Zero, in modo da sostenere anche il fondamentale ruolo ecologico che gli allevamenti ovicaprini svolgono in montagna e in collina».

Da Coldiretti, infatti, sottolineano come gli allevamenti ovino e caprino del Torinese siano «tradizionalmente molto attenti al benessere animale, con il pascolamento all’aria aperta e soprattutto con la monticazione estiva». Cioè il pascolo in montagna: «Alle pecore sono riservate le praterie alpine più alte in quota, nei versanti dove le mucche non possono sostare senza pericolo. Le pecore brucando, rendono più uniforme la cotica erbosa e soprattutto la concimano con le continue deiezioni lasciando un’erba nutriente anche per gli animali selvatici come camosci e stambecchi. E, attirando larve di insetti, sono alla base della catena alimentare per molte specie di uccelli alpini. Ma l’erba brucata in quota è anche un freno agli incendi boschivi e alle valanghe: la neve, infatti, si ancora meglio agli steli lasciati corti dagli animali».

Tra razze da lana, latte e carne in provincia di Torino sono presenti 7 razze ovine e 7 razze caprine. A livello regionale, invece, le razze ovine presenti sono 11 mentre le razze caprine sono 9: «Un patrimonio inestimabile - conclude Mecca Cici - che è parte della nostra storia e dell’identità dei territori, soprattutto alpini».

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