Cerca

il caso

Licenziato dopo 23 anni per una vignetta sul capo (che è a processo): «Voglio il reintegro»

Karim Afifi era in Sitaf quando ha fatto un disegno su Sergi, coinvolto in Echidna. Il giudice condanna l'azienda a pagare, ma lui fa appello

A sinistra, Karim Afifi, 45 anni. A destra, la vignetta che gli è costata il posto

A sinistra, Karim Afifi, 45 anni. A destra, la vignetta che gli è costata il posto

Licenziato dopo 23 anni di servizio... per colpa di una vignetta. E la battaglia non è ancora finita perché Karim Afifi, 45 anni, del primo round (parzialmente) vinto non si accontenta: vuole tornare a lavorare alla Sitaf e farà appello. «Sono solo con un figlio di 11 anni e un mutuo da pagare. Dei soldi del risarcimento non me ne faccio niente», rivela. Una vicenda, la sua, iniziata un anno fa quando la Sitaf era già nell’inchiesta Echidna legata alle infiltrazioni delle cosche nei cantieri. E lui, per un disegno su un foglio, è stato licenziato.
La vignetta “galeotta”
Nel maggio scorso Karim Afifi, impiegato nella logistica alla Sitaf di Susa, su alcuni moduli scriveva con la penna “Addio” e “Rip” vicino al nome di Salvatore Sergi, allora direttore del personale di Sitaf e già coinvolto nell’inchiesta Echidna (e per il quale due settimane fa il pm Valerio Longi ha chiesto due anni di carcere). Karim aveva disegnato anche una faccia dietro alle sbarre, sempre vicino al nome di Sergi. Una “trovata” che voleva essere goliardica, anche perché proprio in quel periodo Sergi era già stato sospeso dall’incarico di direttore del personale. Tuttavia, quel gesto goliardico è costato caro al 45enne dipendente. Anzi, il suo errore più grande è stato mostrare quei disegni alla segretaria di Sergi, che li ha fotocopiati e consegnati al nuovo direttore delle risorse umane di Sitaf. E’ quindi partita la contestazione disciplinare e il 13 giugno dell’anno scorso Karim Afifi, dopo 23 anni di servizio in azienda, è stato licenziato per giusta causa
Il processo
A quel punto è iniziata la guerra legale, perché il 45enne Karim, difeso dall’avvocato Mario Mazziotti, ha impugnato il licenziamento chiedendo il reintegro. In aula si è scusato per l’accaduto e ancora oggi, a distanza di un anno dai fatti, ammette che quei disegni (Sergi dietro le sbarre e le scritte “Addio” e “Rip”) volevano essere «solo uno scherzo». Per la Sitaf, invece, tale condotta era diffamatoria e Karim meritava di essere licenziato. Nella sentenza di primo grado, il giudice Simone Romito ha però dato ragione al 45enne ex dipendente Sitaf, condannando l’azienda a pagargli un’indennità pari a 22 mensilità dell’ultima retribuzione più altri 6mila euro come “indennità sostitutiva del preavviso”. Per il giudice «le intenzioni (di Karim, ndr) erano meramente scherzose» e parole e vignetta «nonostante avessero oltrepassato i limiti della critica e della satira erano di offensività sostanzialmente tenue».
Oltre al fatto che Sergi «era stato schernito non in modo gratuito, in quanto davvero coinvolto in un’indagine penale». Tuttavia, Karim fa sapere che quei soldi del risarcimento non li vuole affatto e con il suo avvocato presenterà ricorso in appello per tornare a lavorare alla Sitaf a Susa. «Il mio unico obiettivo è il reintegro presso l’azienda dove ho lavorato per 23 anni. E dalla quale sono stato licenziato dopo una vicenda che ha davvero del grottesco». 
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.