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Folklore piemontese
23 Luglio 2025 - 21:40
Quando cala la sera sulle vallate piemontesi e la luna piena illumina i boschi secolari, sembra quasi di sentirle sussurrare tra le fronde. Sono le masche, le misteriose figure che da oltre mille anni popolano l'immaginario della regione, diverse da qualsiasi altra "strega" del folklore italiano.
CHI SONO LE MASCHE PIEMONTESI
A differenza delle classiche streghe del folklore europeo, le masche sono creature uniche nel loro genere. Appaiono come donne completamente normali: vanno in chiesa, ricevono i sacramenti, partecipano alla vita della comunità. Ma nascondono un segreto straordinario: sono immortali.
I loro poteri sovrannaturali si tramandano da madre in figlia, da nonna a nipote, o vengono lasciati in eredità a una giovane donna della famiglia. L'immortalità, però, non significa eterna giovinezza: le masche invecchiano, si ammalano, soffrono come tutti. La differenza è che non possono morire... finché non decidono di farlo.
Quando una masca è stanca di vivere, deve trasmettere i suoi poteri a un'altra creatura vivente - solitamente una parente, ma a volte anche un animale o una pianta. Solo così può finalmente riposare in pace.
I LUOGHI CHE CUSTODISCONO I SEGRETI DELLE MASCHE
Il Piemonte è costellato di luoghi legati alle masche, ognuno con la sua storia da brivido.
A Pocapaglia si ricorda ancora la strega Micilina, la più famosa masca del Piemonte meridionale. Nel Seicento, questa donna anziana e curva, vessata da un marito violento e alcolizzato, fu accusata di aver seminato morte ovunque: aveva fulminato il fornaio del paese, storpiato bambini a Bra, causato epidemie tra il bestiame a Pollenzo e fatto morire un vetturale ad Alessandria. Fu bruciata viva sul Bric d'la Masca, una collina che ancora oggi porta questo nome inquietante.
Il duecentesco Castello della Volta a Barolo è teatro di una leggenda agghiacciante: durante una festa orgiastica, il pavimento della sala principale sprofondò all'improvviso, trascinando tutti i partecipanti direttamente all'Inferno. Si dice che i loro lamenti risuonino ancora tra le antiche mura.
A Vesime, in una torre diroccata, le masche si procuravano il misterioso "libro del comando". Oggi restano solo suggestivi ruderi del castello medievale, ma un tempo era il palcoscenico di sabba regolari: danze sfrenate che procedevano sempre verso sinistra, accompagnate da canti e musiche vivaci che echeggiavano nella notte.
Queste antiche leggende non sono reliquie del passato. Ma molti paesi piemontesi le celebrano ancora con eventi suggestivi. Ad esempio, a Paroldo, nell'Alta Langa cuneese, ogni novembre l'associazione "Masche di Paroldo" fa rivivere le stregonerie delle fattucchiere contadine durante la fiera di San Martino. A Sinio, vicino ad Alba, a Ferragosto va in scena la magica "Notte delle Masche" con cartomanti, indovini e teatro di strada che trasformano l'antico folklore in spettacolo moderno.
NON SOLO FOLKLORE: IL SIMBOLISMO DELLE MASCHE
Al di là del fascino delle storie, le masche rappresentano qualcosa di profondo nell'identità piemontese. Incarnano le paure di una società contadina, ma anche la forza femminile in un mondo patriarcale. Sono figure che sfuggono al controllo religioso e sociale, "domestiche" ma libere, vulnerabili ma potenti.
La loro natura ambigua - né completamente buone né completamente cattive - le rende uniche nel panorama del folklore europeo. Alcune guarivano, altre maledicevano, tutte rappresentavano un mistero che la gente comune non riusciva a comprendere del tutto.
Oggi, in un'epoca di certezze digitali, c'è qualcosa di magico nel preservare questi antichi misteri. Le masche continuano a vivere nei racconti delle valli, nei progetti di valorizzazione territoriale e negli eventi che mescolano tradizione e turismo. Rappresentano un patrimonio di credenze e fantasie che va oltre il semplice folklore: è un modo per mantenere vivo il legame con la terra, con le radici e con quel senso del mistero che rende la vita più affascinante.
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