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i fatti di halloween
04 Novembre 2025 - 09:10
												Due dei ragazzi della baby-gang di Halloween
«Non fatevi giustizia da soli». A parlare è la mamma del 15enne torturato a Torino la notte di Halloween da una baby-gang. La donna, che dopo l'episodio ha presentato denuncia presso i carabinieri di Moncalieri e ieri è stata ascoltata presso la procura dei minori, invita i ragazzi che da ore stanno minacciando (anche di morte) la baby-gang sui social a desistere. «Voglio rivolgere un appello a tutti i ragazzi che ci stanno mostrando la loro vicinanza in questo momento di dolore, facendoci sentire quanto bene circonda mio figlio: vi chiedo di mantenere la calma e di non farvi giustizia da soli. L'odio e la violenza non portano a nulla; al contrario, la violenza chiama solo altra violenza. Mio figlio è vivo, e ringraziamo Dio per questo».

Dopo i fatti di Halloween, con il 15enne di Moncalieri seviziato e bullizzato prima in un appartamento di corso Casale, poi costretto ad entrare nel fiume Dora per un bagno "punitivo" e infine abbandonato a Porta Nuova, i profili Instagram e TikTok dei responsabili, denunciati dai carabinieri, sono stati letteralmente invasi da insulti e minacce. Ieri, si doveva tenere anche una spedizione punitiva a casa di uno dei ragazzi. Raid che però è stato fermato dai carabinieri, arrivati a presidiare la zona. «Siete schifosamente incredibili», «Quando li vedete in giro spezzategli le gambe», «Infami, la pagherete», questi alcuni degli insulti social. La mamma del 15enne vuole però gettare acqua sul fuoco e afferma: «Questa situazione è estremamente difficile, sia per mio figlio che per la nostra famiglia. Siamo consapevoli che ci vorrà tempo per un ritorno alla normalità, poiché le cicatrici che porta il mio ragazzo sono profonde e resteranno per la vita. Ma mio figlio è il nostro leone: ha subito l'impensabile, ma con tutto il nostro amore e la nostra pazienza, lo aiuteremo ad affrontare questo percorso».
La donna aggiunge: «Ciò che hanno fatto a mio figlio non può essere minimizzato o definito una bravata, come si legge in alcuni commenti. Sapevano bene che mio figlio è un bel ragazzo, e il loro gesto è stato un atto deliberato per fargli un torto, per ridurlo in questo stato. Ma lui, per noi, resta un gran figo, oggi più che mai. Tengo a fare una precisazione fondamentale: chiunque abbia disturbi cognitivi o una disabilità grave, di qualunque grado, non deve mai sentirsi diverso o messo da parte. Al contrario, dobbiamo impegnarci per la loro integrazione, per farli sentire importanti. Siamo tutti uguali. Vogliamo avere fiducia nella legge e siamo certi che i responsabili pagheranno con la giustizia, portando per sempre il peso e il rimorso di ciò che hanno commesso. Concludo con un messaggio chiaro: diciamo no al bullismo e no alla violenza, in ogni sua forma».
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