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il delitto di collegno
15 Novembre 2025 - 09:10
A sinistra, Michele Nicastri. A destra, Marco Veronese
Michele Nicastri aveva abbastanza soldi da poter scappare dall’Italia e rifugiarsi all’estero dopo aver ucciso Marco Veronese. E’ quanto emerge dalle indagini sull’omicidio di Collegno del 23 ottobre scorso, con i carabinieri che il 4 novembre hanno fermato il 49enne ingegnere informatico, reo-confesso, che ora si trova in carcere. Il killer, secondo la gip Beatrice Bonisoli «aveva disponibilità finanziarie tali da consentirgli di allontanarsi dal territorio italiano e dunque sussisteva il fondato pericolo che, ove non fosse stato fermato, si sarebbe potuto allontanare nuovamente dall’Italia».

Del resto, dopo le coltellate mortali (ben 24) sferrate al 39enne Marco Veronese in via Sabotino angolo corso Francia, Nicastri all’estero era andato. Già il giorno dopo il delitto si è recato a Bardonecchia (dove ha una seconda casa che è stata messa sotto sequestro) e poi in Francia, andando da un cliente nei pressi di Lione e due volte a Briançon. E proprio a Briançon, il killer di Marco Veronese si era fatto curare all’avambraccio e alla mano sinistra. Per la giudice «al momento del fermo sussistevano elementi indicativi dell'esistenza di un concreto pericolo che l'indagato potesse darsi alla fuga. E’ dunque verosimile - prosegue la gip - che Michele Nicastri si allontani dal territorio nazionale, anche perché ha dichiarato che l’attuale cliente per cui sta lavorando ha una sede in territorio francese». A Nicastri, proveniente da una famiglia benestante (padre ingegnere in pensione, madre ex docente, una famiglia di sportivi che praticano triathlon con gare anche all’estero), non mancavano quindi i mezzi per organizzare una fuga dopo il delitto di Collegno.
Interrogato nell’udienza di convalida, l’assassino ha dichiarato che la sera dell’omicidio, il 23 ottobre, dopo essere arrivato in via Sabotino angolo corso Francia si era nascosto dietro un’auto per non farsi vedere da Veronese. E di aver pensato, dopo averlo visto, di andarsene. Ma Veronese l’avrebbe notato e si sarebbe avvicinato a lui con fare minaccioso. «Mi è passato davanti e ha continuato a proseguire su via Sabotino con il coltello in mano. Diceva: “Vieni fuori, vieni fuori bastardo”, mi stava cercando». Il killer, a quel punto, afferma di averlo aggredito perché accecato dalla rabbia. E a Veronese sarebbe stata “fatale” una caduta dopo lo scontro con un bidone dell’immondizia. «Non ha avuto tempo di fare nulla - ha detto Nicastri - perché gli ho dato ulteriori coltellate sulla schiena. Non avevo dubbi che fosse rimasto in vita, perché gli ho dato molti colpi».
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