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Il dilemma
21 Novembre 2025 - 18:00
Foto di repertorio
Negli ultimi mesi nell’area metropolitana di Torino si continua a dibattere sulla validità degli autovelox e sulla regolarità dei dispositivi utilizzati per sanzionare gli eccessi di velocità. Una questione tecnica legata alla validità si è trasformata rapidamente in un tema giudiziario e politico, che continua a mettere in difficoltà numerosi Comuni. Tra i molteplici casi, si possono pescare due episodi che fanno da esempio: Chieri e Beinasco. Entrambi i Comuni si sono trovati più volte ricorsi presentati da automobilisti che contestavano la legittimità delle multe perché gli autovelox utilizzati non risultavano omologati ma soltanto approvati. Una differenza che non sembra influenzare troppo le dinamiche, ma che secondo la recente giurisprudenza cambia tutto.
Nel caso di Chieri, il Giudice di Pace ha annullato il verbale ritenendo che l’omologazione - e non la sola approvazione - sia requisito indispensabile per rendere valida la misurazione della velocità. Il Comune, chiamato a dimostrarla, non è stato in grado di produrre alcuna documentazione tecnica che attestasse tale conformità. La taratura periodica non è stata ritenuta sufficiente. Pochi giorni dopo, a Beinasco, la scena si ripete quasi identica: un altro autovelox, un altro verbale, un’altra sentenza di annullamento. Anche qui il giudice ha riconosciuto che l’apparecchio Aguia Red&Speed installato dal Comune era solo approvato ma non omologato. Ne è conseguita l’invalidità della sanzione, con un’ampia motivazione supportata da pronunce della Cassazione e dei tribunali piemontesi.
Questi due casi, tra i tanti che ormai capitano tutti i giorni, hanno ampliato il discorso a un tema molto più grande. La questione dell’omologazione degli autovelox è infatti esplosa a livello nazionale quando la Corte di Cassazione ha annullato tredici verbali specificando che gli strumenti utilizzati per accertare le violazioni devono essere “debitamente omologati” per produrre effetti giuridici. Molti Comuni, dopo questa pronuncia, hanno iniziato a verificare la regolarità dei propri dispositivi, in alcuni casi arrivando anche a sospenderne l’utilizzo. Torino, invece, ha scelto una strada diversa, ed è proprio qui che il dibattito si accende.
Nel capoluogo piemontese il tema approda in Sala Rossa attraverso un’interpellanza, intitolata “Spegniamo gli autovelox?”. Il documento solleva una serie di interrogativi che nascono proprio dai casi dell’hinterland. Si chiede se l’amministrazione abbia effettuato una verifica tecnica e giuridica dopo le recenti pronunce della Cassazione; se sia opportuno sospendere temporaneamente gli autovelox in attesa di una chiarificazione normativa definitiva; se sia stato valutato il rischio di spreco di denaro pubblico considerando i costi degli eventuali ricorsi persi; e infine quale sia la data prevista per l’attivazione dei nuovi dispositivi in corso Giulio Cesare, corso Grosseto e corso Venezia. Particolare attenzione viene dedicata al tema economico: nella delibera comunale si cita infatti un caso in cui il Comune è stato condannato al pagamento di circa 369 euro di spese legali a ricorso, una cifra che, moltiplicata su larga scala, rappresenterebbe un impatto rilevante per le casse cittadine.
La risposta dell’assessore alla Sicurezza, Marco Porcedda, va però in una direzione opposta rispetto a quella intrapresa da Chieri, Beinasco e molti altri Comuni italiani. L’assessore precisa che, secondo il Ministero dell’Interno, le circolari sulla gestione della polizia stradale sono vincolanti e che la circolare ministeriale n. 995/2025 considera approvazione e omologazione procedure equivalenti ai fini dell’affidabilità degli strumenti. Di conseguenza, secondo Torino, l’utilizzo degli autovelox cittadini risulta conforme alle indicazioni ministeriali e non vi sarebbero motivi per sospenderli. Sempre secondo l’amministrazione, non si rischia una perdita di denaro pubblico e non è stato ritenuto necessario acquisire ulteriori pareri tecnici o giuridici, poiché la circolare ministeriale è considerata sufficiente. L’assessore comunica infine che i nuovi autovelox saranno installati entro settembre e attivati dopo i controlli sulla segnaletica e una campagna informativa rivolta ai cittadini.
Si crea così un evidente paradosso tra due visioni: quella giurisprudenziale, sempre più compatta nel ritenere indispensabile l’omologazione, e quella amministrativa, che ritiene valida anche la semplice approvazione sulla base delle direttive ministeriali. Si tratta di un'incongruenza che rischia di generare confusione, migliaia di ricorsi e un potenziale contenzioso di vaste proporzioni.
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