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IL CASO

Mara Favro, Luca Milione lascia la Valsusa: «Per qualcuno sono ancora il mostro»

Il 14 gennaio la decisione del gip. Il gestore del “Don Ciccio”: «Spero che nel locale arrivi un’altra persona»

Luca Milione lascia il "Don Ciccio" e la Valsusa

Luca Milione lascia il "Don Ciccio" e la Valsusa

La pizzeria di Chiomonte è vuota. E quei pochi che prenotano, poi disdicono. Perché su Google ormai la pizzeria “Don Ciccio” è associata alla tragedia di Mara Favro, la cameriera valsusina che nel locale aveva lavorato, anche se solo per pochi giorni. E così Luca Milione ha deciso di lasciare. «In Valsusa su di me ne hanno dette peste e corna. C’è gente che mi ha scritto sui social network augurandomi tumori», spiega Milione. «Negli scorsi mesi ho provato più volte a chiarire la mia posizione, rilasciando interviste. E la procura di Torino ha anche chiesto l’archiviazione perché non ci sono prove a mio carico per l’omicidio di Mara Favro. Nonostante questo, per tanti io rimango il “mostro di Chiomonte”. E sto vedendo il mio locale andare in malora».

Tra pochi giorni, per la precisione il 14 gennaio, il gip si pronuncerà sul caso di Mara Favro, la cameriera valsusina scomparsa il 7 marzo del 2024 e di cui sono stati trovati i resti in fondo a un dirupo, nella boscaglia di Gravere, un anno esatto dopo. Le cause della morte della donna - che aveva 51 anni ed è mamma di una bambina - sono però ancora un mistero. L’esame autoptico sul materiale organico trovato sui resti non ha rivelato nulla. Mara Favro si è uccisa dopo essere uscita dal locale di Chiomonte? Secondo la sua famiglia, è impossibile. Sono stati indagati, con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere, Luca Milione e Cosimo Esposto, quest’ultimo l’ex pizzaiolo che lavorava al “Don Ciccio” di Chiomonte. Tuttavia le carte raccontano una vita, quella di Mara Favro, poco semplice e agiata. Frequentazioni che la donna intratteneva con persone che avevano dei passatempi particolari, amicizie dai contorni non chiarissimi.

E appunto, adesso bisogna attendere le decisioni di metà gennaio. Sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere il da farsi. Se archiviare il procedimento oppure accogliere la richiesta dell’avvocato Roberto Saraniti, il legale della famiglia di Mara, che chiede invece di non chiudere il caso. «Spero che il “Don Ciccio” trovi un nuovo gestore. I lavori del Tav sono prossimi: gli operai qui venivano a mangiare tutti i giorni. Poi hanno smesso di venire a pranzo qui. Sempre per la tempesta mediatica del caso di Mara. Non ci sono altri motivi. Qui ho sempre avuto prodotti di ottima qualità. E la gente mangiava, tanto e bene. Ora non c’è più nessuno. Io sono il problema di questo locale. Questa valle non mi vuole. Quando vado a fare la spesa, chiunque si gira a guardarmi e fissarmi. Salto la fila alla cassa: prima me ne vado da li, più sono contenti», dice Milione. «Mi trattano con discriminazione come se fossi un appestato». Cosa farà adesso Milione? «Voglio lavorare su un progetto che ho iniziato quando ero in carcere: “Ristopizza le 4 sbarre”. Si tratta - conclude Luca - di un laboratorio che insegna ai detenuti un lavoro e permette loro di accedere più facilmente alle misure alternative».

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