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Il caso
24 Novembre 2025 - 07:30
MARA FAVRO
Sul caso di Mara Favro i coni d’ombra restano più numerosi delle certezze. La decisione è ora nelle mani del gip: la Procura ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte della cameriera valsusina, scomparsa nella notte tra il 7 e l’8 marzo 2024 e ritrovata un anno dopo, quando i suoi resti sono stati individuati. Indagati per quel delitto erano finiti Luca Vincenzo Milione, titolare della pizzeria in cui Mara lavorava da una settimana, e il suo pizzaiolo, Cosimo Esposto. Secondo gli inquirenti non ci sono elementi per sostenere che uno dei due, o entrambi, siano responsabili: da qui la richiesta di chiudere il fascicolo. Ma la famiglia si oppone. Perché la relazione tecnica lascia aperta la possibilità che «forse Mara si è suicidata» e per i suoi cari questa non è un’ipotesi plausibile.
Basta scorrere gli atti per capire perché il dubbio rimanga.
Un passo indietro. Mara Favro era nata a Susa l’11 ottobre 1972. Un’amica ricostruisce un passato segnato da ferite profonde: «La mamma di Mara si prostituiva. E le portava gli uomini in casa». Un’infanzia che, racconta, avrebbe influenzato il rapporto di Mara con il sesso: libero, disinibito. Prima di essere assunta al Don Ciccio, la donna aveva diversi incontri con partner occasionali. Accanto a lei, però, c’era un compagno: un imprenditore di Montecarlo di cui, a detta dell’amica, era innamorata. Per lui aveva assistito il padre malato, «con amore e dedizione». Nel tempo libero coltivava una passione per quello che definiva “amore libertino”: scambi di coppia, giochi di ruolo, pratiche estreme. «Lei era in grado di essere sottomessa o di sottomettere», racconta ancora l’amica. Una confidenza che non ha nulla di morboso, ma che diventa rilevante quando la stessa donna riferisce che «almeno in un’occasione, uno di questi uomini venne da lei a Susa». È il 13 aprile 2024: Mara è scomparsa da cinque settimane e l’amica si presenta spontaneamente in caserma, convinta che i suoi ricordi possano servire agli investigatori. Nella camera da letto di Mara compaiono delle scritte tracciate sullo specchio: “Chiomonte”, “otto marzo”, “medico legale”, “autopsia”, “carabinieri”. Una lista inquietante. La perizia grafologica stabilisce che è stata lei a scriverle. Un indizio ancora senza collocazione.
E che apre una pista alternativa, mai davvero esplorata: quella legata alle pratiche sessuali estreme, che prevedono costrizione, dominazione, e talvolta la simulazione della morte del partner. Un tema che i media hanno sfiorato solo in un altro caso, quello di Mario Biondo, per cui venne ipotizzata un’asfissia durante un gioco sessuale. Se le parole sullo specchio fossero un messaggio, o un richiamo a ciò che poteva accadere? Se quella notte Mara non fosse stata sola, ma in compagnia di uno dei suoi partner? «Io vedevo le chat su Telegram che si scambiava con alcuni uomini: erano tantissimi a essere interessati a lei», racconta ancora l’amica. Dagli atti emerge che Telegram sia stato controllato, ma forse in maniera sommaria. Il legale della famiglia Favro, Roberto Saraniti, ha richiesto «approfonditi indagini su tutte le app di messaggistica» nel caso venisse riaperta l’inchiesta. Negli ultimi mesi, Mara voleva cambiare vita: ritrovare stabilità, dedicarsi alla figlia, chiedere al tribunale di tornare ad avere una tutela condivisa con il padre della bambina.
La perizia che definisce Mara Favro affetta da un disturbo dell’umore bipolare risale al 2020. Da allora la donna era seguita dal CSM ed era ancora in cura per un’epatite C contratta nel 2004. Le prescrizioni non erano cambiate: Carbolithium – profilassi degli stati maniacali, ipomaniacali e delle depressioni delle psicosi maniaco-depressive – e Aripiprazolo, utilizzato per diverse patologie psichiatriche, tra cui la schizofrenia. Gli investigatori hanno ricostruito i suoi movimenti sanitari dal 2020 fino al giorno della scomparsa. Ed emerge un dato che pesa: gli ultimi farmaci Mara li ha acquistati il 15 giugno 2023, circa nove mesi prima di sparire. Il 20 marzo 2023 la donna era stata portata al pronto soccorso: episodio maniacale singolo, grave, con comportamento psicotico. L’avevano trovata vagare per strada. In ambulanza piangeva, era aggressiva con i sanitari. Seguì un breve ricovero. Poi un altro accesso: 26 luglio 2023, pronto soccorso dell’ospedale di Susa, per un arrossamento all’occhio. Da lì scaturiscono nuove prescrizioni mediche. L’ultima porta la data 23 gennaio 2024. Ma di acquisti non c’è traccia dopo giugno dell’anno precedente. Né nelle settimane che precedono la scomparsa.
(1. continua...)
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