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PIANETA GRANATA
28 Novembre 2024 - 05:30
Il presidente del Toro Urbano Cairo insieme ad uno dei suoi figli, Giuseppe figli
Lunedì 2 dicembre supererà Orfeo Pianelli, indimenticato presidente dell’ultimo scudetto granata, diventando il presidente più longevo della storia del Torino. Ma per Urbano Cairo, visti i venti di tempesta (e di contestazione ad oltranza) che soffiano su di lui da qualche tempo a questa parte, ci sarà poco o nulla da festeggiare. I tifosi del Toro, stanchi delle tante promesse e dei pochi fatti concreti, stanchi di galleggiare, stanchi di perdere - senza neanche giocarli - i derby contro la Juventus, sognano la svolta a livello societario. Le voci di una trattativa di vendita con la Red Bull - smentite fortemente dal patron granata qualche settimana fa - hanno ancora di più infiammato e inasprito la contestazione della tifoseria, unita più che mai contro la figura dell’editore alessandrino/milanese: «Vendi il Toro e vattene», il coro più gettonato anche nell’ultima manifestazione andata in scena domenica scorsa proprio davanti allo stadio Olimpico Grande Torino.
Un fotomontaggio pubblicato su Instagram qualche tempo fa da Urbano Cairo, trasformatosi nello sceicco Hurban Al Kairo
E poi striscioni contro il massimo dirigente granata sono apparsi ovunque, persino nella centralissima piazza San Carlo: «Cairo: basta!!!» o nei dehor di un bar, persino su qualche balcone. Nelle ultime ore sono circolate altre voci registrate dal Corriere dello Sport sul possibile interessamento di un fondo saudita, interessamento ancora allo stato embrionale, non una vera e propria trattativa: «Tutte balle - ci ha detto Cairo interpellato sulla vicenda -. Ora stanno facendo il giro del mondo...». Lo stesso Cairo, che però, mercoledì mattina mattina si è espresso pubblicamente durante Sport Industry Talk organizzato da Rcs Academy a Roma sul momento delicato del Toro e sulla sua gestione, invisa alla stragrande maggioranza dei tifosi. «Volete sapere perché continuo a prendere insulti? Io ho preso il Torino 19 anni fa - ha raccontato ancora una volta riavvolgendo il nastro il numero uno granata -: mi chiamò il sindaco Chiamparino preoccupato per il possibile fallimento del club, io risposi alla chiamata anche perché avevo una mamma tifosissima ma prudentissima che in questo caso perse la testa e mi spinse. Ci sono state stagioni migliori e peggiori, ma da 13 anni siamo stabilmente in Serie A».
«Spesso ci portano l’esempio dell’Atalanta - ha aggiunto -. È vero, loro hanno l’X Factor. E pensare che stavo per prendere Gasperini nel 2015 quando stava per andare via Ventura, ma il Genoa non lo lasciò venire». Poi l’apertura, almeno a parole, alla cessione del club: «Io non voglio rimanere a vita al Torino - ha concluso -. Arriverà il momento in cui sarà giusto passare il testimone ma credo sia giusto lasciarlo a qualcuno più ricco e più bravo di me. Quando sono arrivato non c’erano neanche i palloni, vorrei lasciarlo a qualcuno con quei 20-30 milioni che io non ho e per cui non voglio indebitarmi. Ma ripeto, io non voglio rimanere a tutti i costi, i ventenni finiscono…». Parole che hanno fatto esultare qualche tifoso da una parte mentre dall’altra qualcuno storce il naso. D’altronde sono le stesse frasi usate dal patron granata nel 2011 quando il Toro in B era in piena crisi: «Un modo per allentare la contestazione - osserva qualche tifoso -. Metta in vendita ufficialmente, non blateri a vuoto solo per fare scemare la contestazione».
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