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13 Giugno 2024 - 17:37
L'allestimento del "Prato inglese" al Carignano
Romeo e Giulietta nello spettacolo diretto da Filippo Dini, che va in scena martedì 18 giugno in prima nazionale sul “prato verde” del Carignano, sono due ragazze. Il perché di questa scelta, dice Dini, «non lo so, in quel momento, quando le ho viste, mi sembrava giusto così». Ma non è l’unica particolarità che si vedrà su quel “prato verde”. Si vedrà anche il sequel di questa storia d’amore, la più famosa al mondo. Si intitola “After Juliet”, l’ha scritto una drammaturga scozzese e debutterà, sempre per la regia di Dini, mercoledì 19 giugno. Dopo “Sogno di una notte di mezza estate” dello scorso anno, “Prato inglese. Sere d’estate al Teatro Carignano”, la rassegna estiva dello Stabile dedicata ai grandi classici shakespeariani (fruibili a prezzi accessibili), propone il dittico “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare e “After Juliet” di Sharman Macdonald.
Coprodotti dallo Stabile di Torino e dallo Stabile del Veneto, i due spettacoli si alterneranno sul palco di piazza Carignano fino al 14 luglio prossimo. Ad interpretarli gli attori diplomati della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino. La lettura che il direttore artistico dello Stabile del Veneto fa della tragedia del Bardo, ambientata in questo caso in un parco giochi abbandonato, è quella di uno “scontro generazionale”. «Il dittico parla di un massacro, della fine di tutto ciò che possiamo riferire alla gioventù - spiega Dini -. Le nuove generazioni sono uccise dai social, dall’ecoansia, sono già dalla nascita marchiate dal senso della fine, la fine del nostro pianeta. Questo senso di morte se lo porteranno dietro per tutta la vita. Romeo e Giulietta, per me, racconta questo».
Il massacro prosegue con “After Juliet”, narrato con i toni della commedia nera, con humour e pathos. Qui c’è Rosalina, la prima fidanzata di Romeo, la quale vuole vendicare l’affronto di essere stata abbandonata dall’amato per Giulietta. Protagonisti sono ancora una volta i giovani. Giovani di una città, spiega Sharman, che «potrebbe essere Verona, come potrebbe essere Edimburgo, Dublino, New York o Liverpool. Potrebbe essere il 1500 o il 1900, il 2000 o 3000». Perché qui o là, ieri, oggi, o domani i giovani hanno ereditato l’odio dai loro genitori. «Odio oppure nulla - è ancora Dini -, nulla totale. Vuoto. Tutto questo in un clima di attesa della fine, attesa del nemico da un momento all’altro. I ragazzi sono sempre in attesa».
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