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IL COLLEZIONISTA FOLLE

Quaranta disegni di Lucio Fontana per un Binda: storia del più incredibile baratto d'opere d'arte della storia!

Scambi impossibili: un viaggio tra arte, alchimia e spiriti Guida

Quaranta disegni di Lucio Fontana per un Binda: storia del più incredibile baratto d'opere d'arte della storia!

Un'opera d'arte di Lucio Fontana (foto LaPresse)

PROLOGO
Se esistesse un Guinness dei Primati per gli scambi più improbabili, il nostro Collezionista Folle ne sarebbe il protagonista assoluto, con un capitolo tutto suo. Questa settimana, ci regala un’avventura che inizia con una forma di Fontina e termina con i “tagli” di Fontana, passando per un ciclista fumante, un Manet scambiato per un Binda e, naturalmente, il sempre evocativo Gustavo Rol. C’è da chiedersi come faccia, ogni volta, a infilarsi in storie così intricate e apparentemente insensate, eppure terribilmente affascinanti. Come un alchimista dell’inverosimile, trasforma un banale acquisto natalizio in un’epopea artistica dove un quadro cambia di mano in cambio di disegni degni di un museo. Certo, il nostro eroe ha un talento speciale per trasformare dettagli insignificanti - un ciclista legato a un palo, una battuta sulla firma di un pittore-campione - in trampolini per voli pindarici di puro genio collezionistico. Ma non lasciatevi ingannare: sotto l’apparente follia, c’è un piano. Che poi il piano coinvolga birretta alla spina e spiriti guida invisibili, è solo un tocco di classe.

DALLA FONTINA
A FONTANA
Il negozio di “gourmanteries” di formaggi e salse di ogni tipo, era piena di gente che si accalcava per gli acquisti di Natale. Guardavo nella vetrina e fui sfiorato da un ciclista. Il fiato che usciva caldo dalla sua bocca sembrava uscire dalle nari fumanti d’un toro. “Fa freddo vero?” mi disse legando la ruota della bici al segnale stradale. Non mi parve di conoscerlo, ma lo seguii nel negozio. Fu così che ci dividemmo una forma di Fontina e un pezzo di una forma di grana padano. Non ricordo come venimmo sull’argomento, ma gli dissi di possedere in dipinto firmato da un ciclista, un certo Binda. “Ah, sì, vinse un premio della montagna al Giro di Spagna e fu premiato dal Re!” mi rispose come fosse a “Lascia o raddoppia”, un programma RAI di successo degli anni “60. “Interessante… vuole magari barattare il suo dipinto con dei disegni di un certo Fontanesi?” mi propose a bruciapelo. Ci rivedemmo dopo qualche giorno. Lui arrivò in bicicletta facendo un dérapage col suo zainetto sull’asfalto bagnato. Io l’aspettavo al guado del bar del Metrò con una cartella di Vuitton per dar lustro al quadro di Binda, il ciclista pittore. In verità avevo fatto fare una ricerca sul dipinto per risalire a chi fosse l’autore del mio quadro: un certo Eduard Manet, mi dissero che fu lo zio della pittrice Berte Morisot. Nel dipinto appariva morto giacente dietro a una tenda, davanti alla quale una giovane donna gli suonava una canzone, forse il “requiem”… Non era il soggetto che potesse piacere. Invocai il mio spirito protettore, il defunto Gustavo Rol l’amico di Federico Fellini: “Gustavo, fai che gli piaccia…”. Il mio dito come quello di un automa corse sulla tela: “Vede, qui la firma del campione Binda!”. I suoi occhi si illuminarono come quelli di King Kong quand’ebbe sul palmo della mano la piccola attrice bionda, ed estrasse dallo zainetto un volume rilegato. “Ma questi non sono disegni di Fontanesi!… dissi io, ma d’un certo Fontana, amico di un certo Manzoni…” precisai, “quello delle merde in scatola”. L’ equivoco fu presto chiarito: “Lucio Fontana, noto per i suoi tagli sulle tele!”. Esaminai i disegni uno ad uno: riconoscevo i quanta, i teatrini, i tagli, le involuzioni del suo tratto, le stelle nell’ovoide a rappresentare il cielo australe (fui in seguito il primo al mondo a sottoporre un suo disegno all’esame della A.I. - la intelligenza artificiale - per determinarne la probabile autenticità) e infine anche il suo progetto dell’intervento ceramico dentale che lo terrorizzò. L’accordo fu presto preso con una stretta di mano: 40 disegni attribuibili a Fontana contro un solo dipinto firmato da Binda, mi sembrò un buon baratto che siglammo in tre brindando con una birretta alla spina. Con noi invisibile c’era anche Gustavo Rol?

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