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estate al forte

Il mito di Michael Jordan "illumina" il Forte di Bard

Federico Buffa, giornalista, scrittore e volto di Sky, racconta la vita fuori e dentro il campo di basket di un mito dello sport mondiale

Il mito di Michael Jordan "illumina" il Forte di Bard

Grande attesa venerdì sera per Federico Buffa (a destra) che racconta Michael Jordan

Aveva scelto la maglia 23 perché il numero corrispondeva alla metà, arrotondata per eccesso, di 45, il numero di quella indossata dal fratello Larry. Con quel 23 impresso sulle sue maglie da basket, sia ai tempi del liceo, sia dopo con i Chicago Bulls, Michael Jordan è diventato «il più grande cestista di tutti i tempi», come è stato definito dalla Nba, la National Basketball Association, la lega di pallacanestro professionistica del Nord America di cui Jordan è stata la stella più luminosa con i suoi sei titoli vinti in carriera con la casacca dei Chicago Bulls, appunto.

Di “Air Jordan”, il Jordan aereo, di “His Airness”, sua altezza aerea, così era soprannominato quel ragazzone di New York, 1,98 centimetri di altezza, per le sue qualità atletiche e tecniche - che nel 1988 all’Nba All Star Game di Chicago saltò dalla linea del tiro libero, volando letteralmente per oltre quattro metri e mezzo e schiacciando a canestro con una mano - parlerà venerdì 22 agosto al Forte di Bard Federico Buffa, volto televisivo di Sky. A partire dalle ore 21 il giornalista, scrittore e telecronista sportivo narrerà la storia di questa icona dello sport ripercorrendone la straordinaria carriera che l’ha visto conquistare, oltre ai sei titoli Nba (nel 1991, 1992, 1993, 1996, 1997, 1998; tutti conquistati militando nei Chicago Bulls), anche 6 Mvp delle Nba Finals, 5 Mvp della regular season (1988, 1991, 1992, 1996, 1998).

Ad accompagnare il racconto sarà il pianoforte dal maestro Alessandro Nidi. «Michael Jordan - racconta Buffa - è un’icona del ’900, ma il fatto che i ragazzi di oggi conoscano il suo nome e le sue imprese rispecchia la sua grandezza e la fama planetaria di un atleta e un uomo straordinario, uno dei più grandi campioni di tutti i tempi. Il fatidico Number 23 è ormai il simbolo di una bravura ai limiti dell’umano, di un dominio psichico su tutti i ventotto metri del campo, con una visione registica nel dare respiro e slancio alla squadra rivelatasi vincente».

E aggiunge ancora il narratore di Sky Sport: «Nell’antichità i Giochi Olimpici erano pensati per ottenere il favore degli dei, adesso gli dei sono quelli che partecipano ai giochi. Lo sport, come la danza e altre forme d’arte legate al gesto, è universale e comprensibile a tutti, rappresenta il nuovo esperanto».

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