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Come è nato il vin brulè? Ecco la storia della bevanda delle feste (che tocca persino agli Antichi Romani)

Dall'antichità fino ai mercatini di Natale italiani, scopri tutte le curiosità e la ricetta tradizionale

Vin brulè: ecco la storia della bevanda calda delle feste (che risale agli Antichi Romani)

Un bicchiere di vin brulè

Il vin brulè (dal francese “vino bruciato”), conosciuto anche come vin chaud in Francia, glühwein in Germania e mulled wine nei Paesi anglosassoni, è la bevanda calda simbolo dell’inverno e del periodo natalizio. Dal gusto speziato e fruttato, è ideale da gustare nei mercatini di Natale o durante feste popolari, perfetto per riscaldarsi e condividere momenti in compagnia.

Le sue origini affondano nell’antichità: i Romani lo chiamavano conditum paradoxum, vino scaldato e aromatizzato con pepe, miele, erbe e frutta, offerto come digestivo a fine pasto. Appartiene alla famiglia dei vina aromaties, vini corretti con spezie, cereali, fiori essiccati e frutta fresca. Successivamente, con l’introduzione della cannella, divenne un rimedio corroborante grazie alle proprietà mediche attribuite alle spezie da Ippocrate, che le considerava lenitive e disinfettanti. Il vino aromatizzato divenne così il “vino ippocratico”, preparato con spezie e zucchero.

Nel Medioevo si consumavano vini speziati freddi, simili al vin brulè, ma la tradizione di scaldare il vino si consolidò nelle popolazioni alpine, diffondendosi poi in tutta Europa. Alcune varianti contenenti rum, acquavite o liquori come l’amaretto sono da considerarsi punch, non vin brulè. La gradazione alcolica finale dipende dal vino e dal metodo di cottura, in genere tra 11 e 14 gradi, ma può diminuire notevolmente se scaldato a lungo.

La diffusione del vin brulè si estese in tutta Europa, dando origine a varianti locali: in Inghilterra come mulled wine, in Francia vin chaud, in Germania glühwein e nei Paesi Scandinavi glogg. In Italia settentrionale si trova nei mercatini di Natale o preparato artigianalmente in pentole o thermos. In Valle d’Aosta è tradizionalmente servito nella Coppa dell’Amicizia (coupe de l’amitié).

La ricetta tradizionale prevede vino rosso corposo, zucchero, cannella, anice stellato, chiodi di garofano, scorze di limone e arancia e bacche di ginepro. Alcune varianti includono mele a fette, zenzero o cardamomo. Il vino viene scaldato lentamente, con una breve bollitura, e talvolta fiammeggiato per esaltare gli aromi.

Ogni regione italiana ha le sue preferenze: in Romagna si usa il Sangiovese, in Emilia il Lambrusco Grasparossa dai sentori di frutti rossi, in Veneto Cabernet Sauvignon, Pinot Nero o Schiava, mentre nelle Langhe è diffuso il Barolo. Esiste anche il vin brulè bianco, preparato con Sauvignon Blanc o Chardonnay, talvolta arricchito con succo di mela. La bevanda si accompagna spesso a castagne o strudel, esaltando ulteriormente il gusto speziato e fruttato.

Il vin brulè è un rituale festivo che unisce storia, cultura e convivialità. Ogni bicchiere racconta secoli di tradizione, dall'Antica Roma alle piazze illuminate dei mercatini di Natale, trasformando la semplice bevanda calda in un simbolo della stagione invernale, che scalda corpo e cuore.

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