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Intervista a Tiziano Scarpa
05 Ottobre 2023 - 07:00
Abbiamo un bisogno dannato di sincerità ma per averla, in questo mondo, la chiediamo agli scrittori. E allora che succede quando uno di questi scrittori, nel riandare con la memoria a una lontana «studentessa di filosofia» che gli ha buttato in faccia la verità - ossia che: punto primo non capiva perché gli uomini dovessero avere il pene; punto secondo aveva un altro - fa precedere il romanzo da una frase bomba: «Quando leggerete questo libro non sarò più un uomo».
Tiziano Scarpa, che sarà a Torino in questo weekend per Portici di Carta, lo mette alla prefazione di “La verità e la biro” (Einaudi, 18,50 euro), l’ha fatto per scatenare uno shock?
«Ho deciso di iniziare con delle cose sul mio stato di salute perché il mio libro non venga preso per una vanteria. Siccome nel romanzo io racconto anche delle esperienze d’amore di quando avevo vent’anni, mi scocciava che fossero prese come delle vanterie, e allora io ci tengo a dire guardate che io ve le racconto guardando guardandole con la malinconia in cui mi trovo oggi».
Tutto il libro è pervaso da una sorta di malinconia, pur essendo molto divertente: un autore-personaggio in vacanza in Grecia che ricorda i suoi vent’anni. Possiamo dire che è quasi autofiction?
«Io non ne farei questioni di di teoria sofisticata o cervellotica, semplicemente ho una storia con un suo tema. Si può essere sinceri, è opportuno esserlo, anche se fa male essere sinceri. Ecco allora che io racconto quando qualcuno è stato molto sincero con me e mi ha spiazzato, mi ha sconvolto. Ho raggranellato una trentina di episodi significativi, sono successi, sono veri».
Che sia autobiografica o inventata, se una storia è bella cosa conta?
«Non so, magari avessi inventato sarebbe venuto più bello. Il tema è la sincerità nei rapporti: dirsi la verità nell’amore, nel lavoro, a scuola, nell’amicizia».
Proprio perché, citando dal suo autore-personaggio, «i grandi non dicono la verità».
«La verità... diciamo la sincerità. Ecco, non è la verità se aveva ragione Darwin o la Bibbia, io voglio ragionare e meditare su questo tema, ossia la sincerità nei rapporti. Ci sono libri importantissimi nella storia umanità per i quali noi ci teniamo che sia successo davvero, se no che senso ha?».
Quindi, come dicevamo, chiediamo questa sincerità a scrittori, ad artisti?
«C’è ancora un timore un residuo molto forte di ipocrisia, anche legittimo e giusto, se no non starebbe in piedi la società. Ci fosse la totale trasparenza non sarebbe neanche giusto, non ci sarebbe neanche la libertà personale di nascondere i propri sentimenti, le proprie idee. Non è mica giusto darli in pasto a tutti, perché non tutti sono buoni e benevoli. La sincerità uno se la deve anche permettere, perché non puoi magari usarla con il tuo capoufficio. La sincerità mette in discussione proprio i fondamenti dell’organizzazione della vita. Che cos’è l’altro per me? Cosa? Cosa posso fare io per cambiare le cose? Perché se sono sincero, di fatto sto già cambiando le cose. Perché sono sincero».
La letteratura cambia le cose: detto sinceramente, come sta la letteratura italiana, oggi?
«Quando ero giovane, mi stupivo che ci fossero persone di vent’anni che scrivevano romanzi: i Tondelli, i De Carlo... Era come la fondazione di Roma, nel periodo in cui si diceva che il romanzo fosse morto. E poi, c’è stata la fase repubblicana e oggi, se posso, siamo in una fase imperiale: talmente è diffusa, talmente è ricca di cose, di storie».
Tiziano Scarpa sarà a Torino domenica 8, ore 18.15, Auditorium Oratorio di San Filippo Neri, via Maria Vittoria. Presenterà il suo romanzo assieme a Marco Rossari e con l'intervento di Elena Varvello.
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