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Il fatto
04 Giugno 2024 - 16:21
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha scosso il panorama giuridico italiano, stabilendo che non è più necessario l’alcoltest per provare l’ubriachezza al volante. Secondo i giudici, sono sufficienti elementi “obiettivi e sintomatici”, come l’odore di alcol, per attestare lo stato di ebbrezza di un conducente.
La decisione deriva da un caso specifico in cui un autista è stato condannato per aver guidato in stato di ebbrezza e aver causato un incidente. La Cassazione ha chiarito che il giudice può determinare l’ubriachezza anche in assenza di un test alcolemico, basandosi su elementi come lo “stato di alterazione” del conducente, il “forte odore acre di alcol” e la “incapacità di controllare il veicolo” o “di rispondere alle domande” degli agenti.
Questa svolta giurisprudenziale apre nuove prospettive per i controlli stradali e i processi giudiziari, ponendo l’accento sulla valutazione soggettiva degli agenti e su segnali fisici evidenti di ebbrezza. Nonostante l’alcoltest non venga eliminato dai controlli, nei casi più gravi potrebbe non essere più l’unico strumento decisivo per le condanne.
L’implicazione più ampia di questa sentenza è il riconoscimento che la presenza di alcol nel sangue può essere dedotta da comportamenti e sintomi manifesti, senza la necessità di misurazioni strumentali. Ciò potrebbe portare a un aumento delle condanne per guida in stato di ebbrezza, anche in assenza di prove strumentali.
La vicenda risale allo scorso luglio, quando un automobilista, già condannato in Appello, ha presentato ricorso contro la sentenza che prevede una pena detentiva di sei mesi, un'ammenda di 1.500 euro e la revoca della patente di guida. L'uomo, infatti, era responsabile di aver causato un incidente stradale mentre si trovava in stato di ebbrezza; all'arrivo delle forze dell'ordine, si era rifiutato di sottoporsi al test alcolemico. Nel suo atto di ricorso, l'imputato ha sostenuto che i giudici avessero considerato come certa la sua ubriachezza al volante basandosi unicamente sulle testimonianze degli agenti intervenuti. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha verificato che tali testimonianze sono sufficienti a confermare la condanna.
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