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Salute mentale

L'autodisprezzo negli adolescenti: l'impatto dei social media sulla propria autostima

Il ruolo dei genitori e delle comunità nel supportare i giovani contro la pressione dei social media

L'autodisprezzo degli adolescenti: l'impatto dei social media sulla propria autostima

Negli ultimi anni, un numero crescente di adolescenti sembra lottare contro un profondo senso di autodisprezzo, attirando l'attenzione degli esperti di salute mentale. La dominanza dei social e dei modelli irrealistici che essi propongono quotidianamente contribuisce a rendere i ragazzi più fragili e insicuri, non solo nei confronti degli altri, ma anche nel rapporto con sé stessi, giudicandosi spesso non all'altezza.

Questo tema è stato recentemente trattato dallo psichiatra Blaise Aguirre in un'intervista alla Cnn, in cui il professore assistente di psichiatria alla Harvard Medical School e specialista in terapia dialettico-comportamentale (Dbt) ha esplorato le radici del problema e le possibili soluzioni. Aguirre, che ha dedicato decenni allo studio di questo fenomeno, sostiene che, sebbene società, famiglia e esperienze precoci possano giocare un ruolo cruciale nella formazione dell'autostima di un individuo, con il giusto aiuto è possibile intervenire per aiutare i giovani a contrastare questa spirale di negatività.

Secondo Aguirre, l'autodisprezzo non nasce solo da una semplice insoddisfazione di sé, ma da un senso profondo di inadeguatezza che può condizionare scelte e comportamenti per tutta la vita. Un bambino con difficoltà di apprendimento, un disturbo fisico o mentale, o che subisce bullismo, ad esempio, può crescere convinto di non essere abbastanza bravo, forte o intelligente. Quando questa percezione diventa parte della propria identità, si innesca un ciclo autodistruttivo che può influire su ogni aspetto della vita, dalle relazioni alle opportunità lavorative, fino alla salute mentale.

Una caratteristica comune tra chi soffre di autodisprezzo è l'ipersensibilità emotiva. Le persone particolarmente reattive agli stimoli esterni tendono a interpretare gli eventi in modo negativo, incorporando queste interpretazioni nel proprio senso di identità. Le esperienze precoci di abuso, trascuratezza o bullismo possono rafforzare questa percezione. Social media e modelli esterni accentuano ulteriormente tale senso di inadeguatezza. Le grandi aziende hanno imparato a usare la tecnologia per promuovere il marketing dell'odio verso se stessi, creando un'industria incentrata sul suggerire che "non sei abbastanza alto, abbastanza carino, abbastanza giovane, abbastanza magro, abbastanza forte, i tuoi muscoli non sono abbastanza grandi, non sei abbastanza intelligente".

I genitori possono svolgere un ruolo cruciale nel contrastare l'autodisprezzo nei figli. Aguirre sottolinea che la validazione emotiva è la strada più efficace: ascoltare senza giudicare e senza minimizzare il dolore, facendoli sentire compresi. Frasi come "Sei amato" o "Andrà tutto bene" possono sembrare rassicuranti, ma non sono sempre sufficienti. È più utile accogliere il dolore dell'adolescente e chiedere come si possa essere di aiuto, creando un ambiente di sicurezza emotiva.

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