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Dazi USA
09 Aprile 2025 - 10:00
Durante una cena riservata con i membri del Comitato Nazionale Repubblicano, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato una nuova provocazione che ha rapidamente fatto il giro del mondo. Parlando delle conseguenze delle sue politiche tariffarie, Trump ha affermato senza mezzi termini che i leader mondiali sono "disperati" di negoziare: “Mi baciano il sedere,” ha dichiarato, usando un linguaggio crudo per descrivere l’insistenza delle delegazioni straniere nel cercare un compromesso sui dazi.
Le parole del presidente giungono in un momento particolarmente delicato: dal 9 aprile sono entrate in vigore nuove misure tariffarie che colpiscono duramente diverse economie alleate degli Stati Uniti. In risposta, numerose delegazioni internazionali si stanno affrettando a raggiungere Washington per tentare una mediazione. Tra queste, quelle di Giappone e Corea del Sud, mentre è attesa nei prossimi giorni anche la premier italiana Giorgia Meloni. La Casa Bianca interpreta questa raffica di incontri come un segnale della forza negoziale americana, ma non mancano le tensioni.
Sul fronte interno, Trump deve fare i conti con un crescente malcontento, anche tra le fila del Partito Repubblicano. Alcuni senatori e deputati stanno sostenendo una proposta bipartisan per limitare la durata dei dazi a 40 giorni, una misura che punta a ridurre i rischi economici di lungo termine. Ma il presidente ha liquidato l’iniziativa con sarcasmo: “Non negoziate come negozio io.” Nonostante le critiche, Trump si è mostrato fiducioso in vista delle elezioni di midterm, convinto di una vittoria netta che legittimerà le sue politiche economiche aggressive.
Se la pressione diplomatica internazionale si fa sentire, quella economica interna non è da meno. I vertici delle grandi aziende americane – dai colossi tecnologici ai giganti bancari – hanno espresso allarmismo per gli effetti delle tariffe. Alcuni CEO avrebbero definito la situazione come uno “tsunami” di problemi economici e reputazionali. Tuttavia, Trump resiste, rilanciando la narrativa del “ritorno dell’America” e degli investimenti interni: “Le aziende tornano a casa, stanno investendo miliardi,” ha dichiarato.
Nel frattempo, i telefoni della Casa Bianca continuano a squillare, le agende si riempiono e le richieste di incontro si moltiplicano. Ma il messaggio resta chiaro: Trump è disposto a negoziare, ma solo a condizioni vantaggiose per gli Stati Uniti. La portavoce Karoline Leavitt ha ribadito la linea dura dell’amministrazione: dialogo sì, ma non a qualsiasi prezzo.
Con i riflettori internazionali puntati su Washington, l’America di Trump si presenta come arbitro e protagonista di una nuova stagione di scontri commerciali, dove la diplomazia si misura a colpi di dazi e dichiarazioni taglienti. Il futuro degli equilibri globali è incerto, ma una cosa è sicura: lo stile Trump continua a far discutere.
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