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DAZI USA

Whisky salvo dai dazi: Europa contro Trump, nel mirino Harley e Levi’s

L’Unione Europea risponde ai dazi Usa voluti da Trump: nel mirino Harley-Davidson e Levi’s, ma il whisky americano viene risparmiato

Whisky salvo dai dazi: Europa contro Trump, nel mirino Harley e Levi’s

Immagine di repertorio

L’Unione Europea alza il tiro contro i dazi americani. A partire dal 15 aprile, Bruxelles introdurrà contromisure fino al 25% su una serie di prodotti simbolo del made in USA, tra cui le moto Harley-Davidson e i jeans Levi’s. Una risposta calibrata, ma dura, alle politiche protezionistiche rilanciate da Donald Trump, con un chiaro intento: colpire l’economia degli Stati a maggioranza repubblicana.

Non si tratta di una semplice ritorsione: la mossa dell’UE si inserisce nel solco della guerra commerciale già iniziata durante il primo mandato di Trump, ed è costruita per fare pressione là dove può fare più male. Harley e Levi’s non sono solo brand iconici, ma emblemi dell’identità americana, e la loro inclusione nella lista è tutto fuorché casuale.

Curiosamente, Bruxelles ha deciso di risparmiare il celebre bourbon del Kentucky. Una scelta tattica, motivata dalla volontà di evitare un’ulteriore escalation dopo che Trump ha minacciato dazi punitivi fino al 200% su vini e alcolici europei. Decisivo in questo passaggio il ruolo di Italia, Francia e Irlanda, che hanno difeso a spada tratta prosecco, champagne e whiskey irlandese.

Sarà il oggi il giorno decisivo. I 27 Stati membri si esprimeranno sulla nuova lista di prodotti da colpire: il voto, a maggioranza qualificata, appare già segnato, forte del consenso politico raggiunto dai ministri degli Esteri e del Commercio a Lussemburgo. E se da Washington non arriveranno segnali di apertura, una seconda ondata di controdazi potrebbe scattare già il 15 maggio, con un nuovo pacchetto mirato su beni agroalimentari e industriali statunitensi.

La prima bozza della lista UE stimava un impatto economico fino a 4,5 miliardi di euro, ma il valore finale, dopo le revisioni in corso a Bruxelles, potrebbe superare i 22 miliardi. Un messaggio chiaro da parte dell’Europa: i tempi della diplomazia a senso unico sono finiti.

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