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Intelligenza artificiale

Un’AI che sostituisce le chiamate ai genitori: un passo verso il futuro o un distacco emotivo?

InTouch, la startup che automatizza le conversazioni familiari, solleva dubbi sull’umanità nelle relazioni quotidiane

Un’AI che sostituisce le chiamate ai genitori: un passo verso il futuro o un distacco emotivo?

C’è una nuova startup europea, InTouch, che ha deciso di mettere l’intelligenza artificiale al servizio di una delle attività più semplici e umane: telefonare ai propri cari. Il suo scopo? Occuparsi al posto nostro di quelle chiamate quotidiane che sempre più spesso tendiamo a rimandare. E non si limita solo a conversare: al termine di ogni telefonata, l’AI fornisce un breve report con l’umore dell’interlocutore. Un’idea che, come prevedibile, ha fatto discutere.

InTouch è nata a Praga ma ha un’anima francese. Il fondatore, Vassili Le Moigne, ci tiene a precisare che non si tratta di un modo per evitare il contatto umano, bensì di uno strumento per rafforzarlo, offrendo un ulteriore canale per restare vicini a chi è lontano. Il servizio costa 29,90 dollari al mese e utilizza una voce sintetica “neutra” per sostenere conversazioni quotidiane con genitori anziani, spesso trascurati nelle routine frenetiche della vita moderna. Dopo ogni telefonata, l’utente riceve una sintesi che include anche uno stato emotivo dell’interlocutore: “felice”, “neutrale” o “abbattuto”.

Ma perché non usare voci personalizzate, magari clonate da quelle reali dei figli? “Ci è sembrato poco etico”, risponde Le Moigne, sottolineando che nonostante la tecnologia lo permetta, hanno preferito non oltrepassare quel limite.

L’idea, per quanto sofisticata, ha incontrato reazioni miste. Secondo Hongtu Chen della Harvard Medical School, la comunicazione familiare non può essere rimpiazzata da un algoritmo: è fatta di ricordi condivisi, sottintesi, intonazioni affettive e complicità che un’AI, per ora, non può replicare.

InTouch è disponibile da fine 2024 e ha già raccolto utenti in Europa e Nord America, ma non tutti ne sono entusiasti. La madre di un giornalista che ha testato il servizio racconta che la voce dell’AI è troppo rapida, impersonale, “quasi come rispondere a una chiamata commerciale a freddo”. Un altro dettaglio preoccupante? Il limite massimo di risarcimento in caso di danni è fissato a soli 100 euro, come indicato nei termini e condizioni.

In un mondo in cui ogni ambito della nostra esistenza viene progressivamente automatizzato, anche la sfera delle relazioni affettive sembra finire sotto il giogo dell’efficienza tecnologica. InTouch pare uscito da un episodio di Black Mirror, con il suo tentativo di “sostituire” — o quanto meno simulare — la presenza umana. Ma se la serie di Charlie Brooker gioca con distopie possibili, qui siamo davanti a una realtà che bussa già alle nostre porte.

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