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Salute mentale
30 Aprile 2025 - 07:00
Celeste, struggente, tenera o canaglia. La nostalgia ha mille volti e infinite sfumature, ma la scienza oggi ci dice che, al di là delle emozioni, può diventare un alleato silenzioso del nostro benessere psicofisico. Altro che debolezza o malinconia inutile: ricordare fa bene, e più spesso di quanto pensiamo.
A dirlo è una recente ricerca condotta dalle Università di Buffalo e Kyoto, pubblicata su Cognition and Emotion, che ha coinvolto circa 1.500 individui tra Stati Uniti ed Europa. I risultati sono chiari: chi prova nostalgia tende a curare di più i rapporti umani e sviluppa reti sociali più solide. In parole semplici, chi guarda con dolcezza al passato è più capace di vivere meglio il presente. Perché ricordare, se fatto con consapevolezza, rafforza il bisogno di connessione e di empatia verso l’altro.
E non è solo questione di età. I giovani, alle prese con il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, e gli anziani, che cercano conforto nei ricordi di una vita vissuta, sono tra i più esposti a questa emozione. Per entrambi, la nostalgia diventa un ponte: per i primi, verso le radici e le relazioni; per i secondi, verso la condivisione e il bisogno di sentirsi ancora parte di qualcosa. Lo conferma anche il LISS (Longitudinal Internet Studies for Social Sciences), che in un’indagine durata sette anni ha dimostrato che le persone più nostalgiche mantengono legami affettivi più stabili nel tempo.
Ma il potere benefico della nostalgia non si ferma alla mente. Entra anche in cucina. A sottolinearlo è uno studio condotto dalla Washington State University e pubblicato sul Journal of Food Science, che apre una nuova frontiera nella scienza dell’alimentazione: la nostalgia gastronomica. Piatti che ci riportano all’infanzia, al profumo di casa, alle domeniche in famiglia, diventano strumenti di cura, in particolare nella terza età.
Non si tratta solo di gusto, ma di texture: croccante, morbido, sodo, cremoso. È la varietà delle consistenze a stimolare ricordi e sensazioni. Per gli anziani, soprattutto quelli a rischio di malnutrizione, ricreare queste sensazioni a tavola può significare molto: risvegliare l’appetito, ma anche l’identità.
Dunque, forse dovremmo smettere di pensare alla nostalgia come a un freno o a una debolezza. Forse, è proprio nei suoi sussurri che si nasconde un’energia discreta ma potente. Un richiamo a ciò che siamo stati, che ci aiuta a capire chi siamo. Un abbraccio che viene da lontano e ci accompagna, giorno dopo giorno, verso un presente più consapevole e un futuro, magari, più gentile.
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