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CURIOSITÀ & TENDENZE
06 Maggio 2025 - 13:35
Ti è mai capitato di assaggiare un pasto durante un volo e trovarlo insipido, quasi privo di sapore? Non sei solo: la scienza ha trovato spiegazioni precise a questo fenomeno, che coinvolge la fisiologia dei nostri sensi e le condizioni estreme delle cabine pressurizzate degli aerei.
Per capire perché il cibo in quota sembra meno saporito, bisogna partire dal funzionamento del nostro senso del gusto. Quando mangiamo, le papille gustative percepiscono i cinque gusti fondamentali (dolce, salato, acido, amaro e umami), mentre gli aromi volatili liberati dal cibo raggiungono i recettori olfattivi attraverso le vie retronasali. È proprio l’integrazione tra gusto e olfatto, elaborata in specifiche aree del cervello, a generare la sensazione complessa che chiamiamo “sapore”. Ma il sapore è anche una vera esperienza multisensoriale, influenzata da vista, tatto e persino udito.
Durante il volo, ci troviamo a oltre 10.000 metri di altitudine, dove la pressione atmosferica è drasticamente ridotta. Per rendere l’ambiente respirabile, le cabine vengono pressurizzate a valori simili a quelli che si trovano in alta montagna (circa 750-800 hPa). Tuttavia, questa pressione ridotta fa sì che meno molecole odorose raggiungano il nostro naso, abbassando la sensibilità olfattiva, fondamentale per apprezzare i sapori.
La situazione peggiora a causa della scarsissima umidità: in cabina si raggiungono valori intorno al 10%, inferiori persino a quelli del Sahara. Bocca e vie nasali si seccano, riducendo ulteriormente la percezione dei sapori, perché saliva e muco sono essenziali per trasportare le molecole gustative ai recettori.
Infine, il rumore costante dei motori, che può arrivare fino a 80-85 decibel, altera la percezione sensoriale. Studi dimostrano che il rumore riduce la sensibilità al dolce e aumenta quella all’umami, il gusto tipico di alimenti come pomodori, funghi e formaggi stagionati. Non a caso, in volo molti passeggeri preferiscono succhi di pomodoro o Bloody Mary, che risultano più gradevoli in queste condizioni.
Secondo uno studio commissionato da Lufthansa, il cibo perde circa il 30% del suo sapore in volo. I gusti più penalizzati sono il salato (meno intenso del 10-30%) e il dolce (meno intenso del 15-20%), mentre acido, amaro e piccante restano quasi invariati. Ecco perché le compagnie aeree tendono a proporre piatti più speziati e ricchi di umami, come salse al pomodoro o al formaggio, per compensare la perdita di sapidità.
Non sempre però l’adattamento dei menù aerei va a buon fine. Nel 2013, una compagnia australiana servì panini al parmigiano, uno degli alimenti più ricchi di umami. Tuttavia, il caratteristico aroma del parmigiano, dovuto anche a composti come l’acido isovalerico e butirrico (responsabili dell’odore di calzini sudati e vomito), si diffuse rapidamente nella cabina chiusa, provocando disgusto e addirittura episodi di vomito tra i passeggeri.
In definitiva, se il cibo in aereo ti sembra insipido, non prendertela con chi lo ha cucinato: la scienza dimostra che la colpa è delle condizioni estreme di pressione, umidità e rumore che alterano profondamente la nostra percezione dei sapori. Insomma, non è colpa dello chef.
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