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Politica Internazionale
06 Maggio 2025 - 22:00
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso un'importante decisione che sancisce la fine della moratoria sui transgender nelle forze armate, ripristinando il controverso divieto voluto dall'amministrazione di Donald Trump. Con una maggioranza di sei voti contro tre, la Corte ha annullato la sospensione imposta da un tribunale inferiore, permettendo così al governo di Washington di attuare il divieto e iniziare a rimuovere i militari transgender, anche quelli con anni di servizio alle spalle. La decisione ha scatenato immediatamente reazioni di condanna da parte delle associazioni LGBTQ+ e delle forze progressiste, che accusano l’amministrazione di Trump di perpetuare una politica discriminatoria nei confronti delle persone transgender.
Una decisione storica e divisiva
La Corte Suprema ha dato il via libera all'esecuzione di una direttiva che obbliga il Dipartimento della Difesa (DoD) a identificare e rimuovere i membri transgender dalle forze armate, in applicazione di un ordine esecutivo firmato da Trump lo scorso gennaio. Nel suo documento, il presidente sostiene che l’identità sessuale dei membri transgender sia "in conflitto con l’impegno di un soldato a uno stile di vita onorevole, sincero e disciplinato", e che l'inclusione di militari transgender danneggi la prontezza militare, creando problematiche che vanno dalla gestione delle risorse mediche all’ efficienza operativa.
Il Segretario alla Difesa Pete Hegseth ha già annunciato che i militari transgender avranno trenta giorni per essere identificati e, in molti casi, espulsi. La decisione, che riporta gli Stati Uniti a una situazione precedente al mandato di Joe Biden, solleva una serie di interrogativi non solo legali, ma anche morali e sociali. La questione della "prontezza" e dei costi medici sollevata dall'amministrazione Trump non ha trovato unanimità in Corte, con tre giudici che hanno espresso disaccordo con la maggioranza, sottolineando la potenziale violazione dei diritti costituzionali delle persone transgender.
Il divieto sui membri transgender nelle forze armate non è una novità assoluta: era stato introdotto da Trump durante il suo primo mandato, per poi essere annullato dal suo successore, Joe Biden. Quest'ultimo, infatti, aveva firmato una nuova direttiva che permetteva a coloro che si erano già arruolati di continuare a prestare servizio senza discriminazioni legate al genere. Ora, con l'adozione della nuova linea politica, la comunità transgender potrebbe trovarsi di fronte a un drastico ritorno indietro.
Inoltre, la decisione della Corte Suprema è stata parte di una serie di politiche più ampie introdotte dal governo Trump, che ha cercato di ridurre i programmi legati alla diversità, equità e inclusione (DEI) nel Dipartimento della Difesa. Secondo Hegseth, tali iniziative sarebbero state superflue rispetto agli obiettivi principali dell’esercito, come la prontezza operativa e la sicurezza nazionale.
Le reazioni alla decisione della Corte Suprema sono state contrastanti. Le associazioni LGBTQ+ hanno denunciato una sentenza che colpisce direttamente i diritti civili delle persone transgender, accusando il governo di Trump di avere una visione retrograda e dannosa per i principi di inclusività. Le critiche si sono concentrati sulla possibilità che i militari transgender, che hanno servito per anni sotto l'amministrazione Biden, possano essere ora rimossi senza considerare il loro impegno e le loro capacità.
Dall'altro lato, i sostenitori del divieto argomentano che le forze armate debbano concentrarsi esclusivamente sulla missione militare e sulla sicurezza nazionale, senza farsi distrarre da questioni legate alla diversità di genere. La politica di Trump è stata inoltre presentata come una misura volta a ridurre i costi medici legati alle operazioni chirurgiche e terapeutiche per i membri transgender, una preoccupazione che ha avuto un peso notevole nella decisione della Corte.
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