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Torino: tra le città più smart d’Italia, ma c’è qualcosa da migliorare

Dal verde all’innovazione, Torino è terza nella classifica delle Smart City, ma perde il podio. Ecco cosa la rende un’eccellenza e quali sfide la aspettano

Torino: tra le città più smart d’Italia, ma c’è qualcosa da migliorare

Nell’Italia che cambia, corre e si digitalizza, le città diventano sempre più “intelligenti”. Lo certifica l’EY Smart City Index 2025, la classifica che valuta i capoluoghi italiani secondo tre parametri fondamentali: transizione ecologica, digitale e inclusione sociale. In vetta c’è Bologna, che scavalca Milano e si guadagna il titolo di città più smart del Paese. Sul podio anche Milano, regina della digitalizzazione, e Torino, terza, che continua a distinguersi per l’eccellenza nella sostenibilità ambientale.

Bologna non è solo la patria dei portici e della buona cucina: ora è anche il simbolo di un modello urbano innovativo e inclusivo. La città emiliana conquista la prima posizione grazie al suo impegno nell’accessibilità dei servizi, nella partecipazione civica e nel welfare digitale. Milano, invece, mantiene la leadership in campo tecnologico: sensori, intelligenza artificiale, piattaforme di controllo urbano e una rete digitale che la rende un laboratorio vivente di innovazione.

E Torino? Perde una posizione rispetto al 2020, ma si tiene stretta un posto sul podio, grazie a una visione ecologica lungimirante. L’adozione massiccia di pratiche sostenibili, la promozione della mobilità elettrica e il potenziamento della raccolta differenziata fanno del capoluogo piemontese un esempio concreto di transizione verde urbana.

Nonostante i progressi, Torino paga il prezzo di una minore efficacia nelle politiche di inclusione sociale. L’accessibilità ai servizi e il coinvolgimento diretto dei cittadini nelle scelte pubbliche restano punti deboli. In un ranking che oggi premia non solo chi innova, ma anche chi ascolta, la città sabauda dovrà fare di più per rimanere competitiva.

Il confronto con Bologna è emblematico: entrambe vantano importanti risultati in ambito ecologico, ma è la capacità di trasformare il progresso tecnologico in coesione sociale che fa la differenza. La smart city del futuro, infatti, non è solo digitale: è umana, connessa e partecipata.

Tra le sorprese della classifica, l’ascesa delle città del Sud: Cagliari, Palermo e Bari scalano decine di posizioni grazie agli investimenti in digitalizzazione sostenuti dai fondi europei. Anche le piccole realtà sotto gli 80mila abitanti, come Pavia, Matera e Pordenone, fanno segnare un recupero impressionante, dimostrando che dimensioni ridotte non sono sinonimo di arretratezza.

Dietro il salto di qualità delle città italiane c’è un mix potente: fondi del PNRR, innovazione tecnologica e capacità di visione urbana. Cresce del 30% la diffusione dei sensori IoT, aumentano le centrali di controllo per mobilità e sicurezza, e prende piede il “digital twin”: la replica virtuale delle città che permette di simulare, prevedere, progettare.

La classifica 2025 fotografa un’Italia che cambia volto, ma non in modo uniforme. Se Bologna si conferma leader, Milano rafforza la sua anima tech e Torino guida la rivoluzione verde, resta da colmare il divario tra Nord e Sud, tra città metropolitane e centri minori. E soprattutto, resta da costruire un modello di smart city che non lasci indietro nessuno.

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