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Il caso
14 Maggio 2025 - 19:55
La vicenda delle suore di clausura del monastero di San Giacomo di Veglia a Vittorio Veneto continua a far parlare di sé. Costrette ad abbandonare la loro casa spirituale a causa di condizioni di vita divenute insostenibili, le suore raccontano una realtà fatta di vessazioni psicologiche e interessi economici.
La decisione di lasciare il monastero è stata innescata dall’allontanamento forzato della badessa suor Aline Pereira e dell’anziana priora suor Maria Paola Dal Zotto da parte di una commissione inviata dal Vaticano. Secondo una delle suore che ha deciso di parlare, dietro questa scelta ci sarebbero stati motivi economici, legati alla produzione di un apprezzatissimo Prosecco Docg del monastero. Dopo l’allontanamento delle due consorelle, infatti, i membri della commissione avrebbero cambiato i nomi degli intestatari dei conti bancari e postali appropriandosi di oltre 200mila euro e dei contanti custoditi da suor Aline.
La vicenda si è complicata nel 2023, quando quattro suore hanno inviato una lettera al Papa accusando la badessa di condotta scorretta. Nonostante l'inchiesta non abbia avuto seguito poiché le accuse furono giudicate "calunnie" la situazione è peggiorata rapidamente. La suora che ha deciso di parlare descrive quel periodo come un incubo con vessazioni psicologiche continue, visite a ripetizione della commissione e nuove imposizioni che hanno messo a dura prova la serenità delle religiose.
La fuga notturna e la fine del monastero
Le suore hanno raccontato come, alla fine, siano state costrette a fuggire dal monastero come "carcerate". Con le valigie portate fuori di nascosto, hanno raggiunto i carabinieri per denunciare l’accaduto. La decisione di andarsene è stata l'ultimo atto di una comunità ormai distrutta: "Ci siamo sentite sminuite come persone e trattate come incapaci", affermano. Le suore rimaste, anziane e fragili, non sono in grado di gestire il monastero e la sua chiusura è ormai imminente.
A peggiorare la situazione, suor Martha avrebbe allontanato i ragazzi disabili che gestivano l’orto, non gradendo presenze esterne nel monastero. La chiusura del monastero sembra inevitabile. La suora conclude il suo racconto lamentando un massacro psicologico che è durato due anni e otto visite, senza che la Chiesa abbia preso sul serio la loro testimonianza privilegiando invece le accuse delle consorelle fragili. Un tragico epilogo per una storia che ha visto la divisione e la distruzione di una comunità religiosa.
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