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Relazioni
15 Maggio 2025 - 03:00
“A volte ritornano” con un “Ehi, come stai?”, dopo settimane o mesi di silenzio assoluto. Sono gli zombie, i morti affettivi che dopo aver praticato ghosting – cioè sparire senza spiegazioni – riappaiono all’improvviso come se nulla fosse. La nuova (dis)funzione relazionale si chiama zombieing, ed è tutto fuorché innocente.
Il fenomeno è esploso sui social, tra video virali su TikTok e confessioni agrodolci. Il termine è stato coniato dalla scrittrice Sophia Kercher, ma è la cantautrice Mariel Darling ad averlo riportato in auge, con un video che ha fatto il giro del web: “È come il ghosting, ma torna dalla morte dopo un paio di mesi e ti colpisce”, dice. Un morto vivente che scrolla il tuo profilo, ti lascia un like a caso e manda un messaggio svuotato di senso ma carico di aspettative. Sì, le sue.
Chi fa zombieing non è tornato per te, è tornato per sé. Non per amare, ma per nutrire l’ego. Non per rimediare, ma per risucchiare ancora un po’ di attenzioni. Una piccola dose di affetto prêt-à-porter, senza impegno e senza colpa (loro).
Dietro lo zombieing non c’è romanticismo, c’è narcisismo. Chi scompare e poi riappare senza spiegazioni lo fa perché annoiato, confuso, solo o semplicemente codardo. La psicologa lo dice chiaramente: non tornano per rimettere insieme i pezzi, ma per verificare se hanno ancora potere su di te. E nel dubbio, bussano. Il dramma è che spesso la porta si apre.
E qui scatta il meccanismo perverso. Ti avevi appena ripresa. Avevi fatto i conti con la sparizione, con l’umiliazione. Avevi rimesso insieme la dignità, magari con un’amica, un’analisi, un gelato. Ma loro ritornano. E tu, che sei umana, esiti. Perché la ferita brucia ancora. Perché una parte di te spera che questa volta sia diverso. Non lo è.
Riprendere contatti con chi ha fatto ghosting e poi zombieing è pericoloso. Il rischio è quello di rientrare in un loop emotivo che ti svuota. E se anche questa volta ti lasci trascinare, la storia si ripeterà. Qualche messaggio, forse un incontro, qualche like ben piazzato. Poi di nuovo il silenzio. Il nulla. Il vuoto.
Non è amore. È manipolazione. Un gioco a perdere in cui solo uno si diverte, mentre l’altro si strugge. Perciò il consiglio è chiaro: non rispondere. Neanche per dire “sei un idiota”. Perché anche l’insulto, in questi casi, è una forma di coinvolgimento. L’indifferenza, invece, è l’unico vero scudo.
Zombieing, orbiting, breadcrumbing. Le relazioni digitali sono sempre più piene di fantasmi, spiriti e briciole. Ma l’amore, quello vero, è fatto di presenze, non di apparizioni. Di rispetto, non di sparizioni. Chi ti lascia nel momento peggiore non può tornare nel momento comodo. Chi è scappato senza una parola non merita una seconda occasione solo perché si è ricordato di te in una sera di noia.
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