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Curiosità
18 Maggio 2025 - 09:00
Dormire bene non è solo questione di ore, ma anche di orari. A regolare i nostri cicli di sonno e veglia sono i ritmi circadiani, un delicato orologio interno governato dalla luce e dagli ormoni. Il centro di controllo si trova nell’ipotalamo, una piccola area del cervello che riceve segnali speciali direttamente dagli occhi. Non si tratta della normale vista: alcune cellule fotosensibili, diverse da bastoncelli e coni, sono dedicate esclusivamente alla gestione della luce ambientale per determinare che ora del giorno “sente” il cervello.
Quando l’ipotalamo percepisce che è buio, invia un messaggio all’epifisi per rilasciare melatonina, l’ormone che dà il via alla sensazione di torpore e favorisce il sonno. Ma la luce artificiale notturna può mandare tutto all’aria. Inganna il cervello facendogli credere che sia ancora giorno, ritarda la produzione di melatonina e, di conseguenza, il sonno.
È un circolo vizioso: la luce la sera ritarda il sonno, la mattina si dorme più a lungo e si sta di nuovo svegli fino a tardi. E così, notte dopo notte, l’orologio biologico si sposta in avanti. Anche le tapparelle chiuse al mattino peggiorano il problema, impedendo al corpo di resettare il ciclo con la luce del sole. Esperimenti condotti in ambienti completamente privi di luce naturale mostrano che il ritmo circadiano umano tende naturalmente ad allungarsi: circa 24 ore e 20 minuti, un dato che sottolinea quanto la luce naturale sia fondamentale per mantenere stabile l’equilibrio.
I ritmi circadiani non influenzano solo il sonno. Ogni notte abbassano la temperatura corporea, la frequenza cardiaca e i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Alterarli può interferire con processi genetici cruciali. E secondo alcuni ricercatori, l’attuale modello di sonno continuo è innaturale. Le società preindustriali e tribali, infatti, dormivano in due fasi da quattro ore, intervallate da alcune ore di veglia: un comportamento che si ripresenta anche negli studi condotti in assenza di luce artificiale.
E se vi sentite più attivi la sera, potreste semplicemente esserlo di natura. C’è infatti anche una base genetica dietro l’essere "gufi" o "allodole". I tipi notturni mostrano differenze cerebrali misurabili rispetto ai mattinieri: sono più inclini a insonnia, depressione e uso di farmaci, ma allo stesso tempo ragionano meglio, sono più produttivi, più ricchi e hanno maggior successo lavorativo.
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