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Affitti brevi
21 Maggio 2025 - 04:00
Affitti brevi troppo lunghi, troppo fuori controllo. La Spagna ha deciso che è ora di mettere un freno: il Ministero dei Diritti sociali e del Consumo ha ordinato ad Airbnb di cancellare 65.935 annunci turistici dalla piattaforma. Tutti irregolari, tutti potenzialmente pericolosi per l’equilibrio – ormai precario – delle città più visitate del Paese.
Il punto non è la stanza in più a casa di qualcuno. Il punto sono i palazzi interi trasformati in hotel camuffati, i numeri di licenza taroccati o mancanti, e l’assenza totale di trasparenza: chi affitta? Un privato o un professionista? Domanda fondamentale, soprattutto per chi prenota e ha diritto a un minimo di tutela.
Il governo spagnolo ha smesso di chiudere un occhio. Dopo tre risoluzioni inviate ad Airbnb, il pugno è arrivato. E non solo sulla carta: un primo ricorso della piattaforma è già stato respinto dal Tribunale Superiore di Giustizia di Madrid, che ha dato il via libera alla rimozione di quasi 6mila annunci in Andalusia, Madrid, Catalogna, Baleari, Paese Basco e Comunità Valenciana.
Non è solo una questione di regole. È una questione di giustizia urbana. A Barcellona, ad esempio, trovare casa è diventato un privilegio. Gli affitti sono impazziti, i quartieri storici svuotati di abitanti e riempiti di trolley. È per questo che la sindaca ha promesso lo stop a quasi 10mila licenze turistiche entro il 2028. Una battaglia che oggi ha un alleato in più: il governo centrale.
Il ministro del Consumo Pablo Bustunduy è stato chiaro: "Non si può più tollerare l’illegalità diffusa. Vogliamo restituire l’accesso alla casa ai residenti e difendere i diritti dei consumatori". Parole che pesano in un’Europa che, sempre più spesso, sembra fatta su misura per chi viaggia e non per chi vive.
Anche l’Italia corre ai ripari
Intanto, anche in Italia qualcosa si muove. Da dicembre 2024, è vietata l’identificazione da remoto degli ospiti e l’accesso con codici automatizzati. Lo ha deciso il capo della Polizia Vittoria Pisani, in vista del Giubileo 2025 e in un contesto di crescente allarme per la sicurezza.
Chi gestisce affitti brevi deve ora verificare di persona l’identità degli ospiti e comunicarla alla questura. Basta check-in digitali alla cieca.
La piattaforma ha risposto con il solito copione: contesta la competenza del ministero, parla di “metodologia indiscriminata” e promette battaglia legale. Ma il vento sta cambiando. E il modello che ha fatto di ogni città un resort per pochi giorni comincia a perdere terreno.
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