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Videogiochi
22 Maggio 2025 - 06:00
Un labirinto al neon, quattro fantasmini colorati e un cerchio giallo che mastica puntini senza sosta: basta questo per evocare uno dei videogiochi più iconici di sempre. Oggi, 22 maggio, si celebra il Pac-Man Day, ricorrenza ufficiale dedicata al mitico videogioco nato esattamente 45 anni fa, nel 1980. Dall’epoca delle sale giochi fino agli smartphone, Pac-Man ha attraversato generazioni, restando un simbolo intramontabile della cultura pop e videoludica.
Il padre di Pac-Man è Toru Iwatani, un giovane game designer giapponese che nel 1979, osservando una pizza a cui mancava una fetta, ebbe un’intuizione geniale. Voleva creare un gioco che fosse semplice, accessibile anche alle donne (all’epoca escluse quasi del tutto dal mondo videoludico), e diverso dai classici sparatutto spaziali dominanti.
Il risultato fu Puck-Man, nome ispirato al termine giapponese “paku paku” (l’onomatopea del masticare), poi modificato in Pac-Man per evitare scherzi volgari nel mercato americano. Il gioco debuttò ufficialmente il 22 maggio 1980 in Giappone e poco dopo conquistò il mondo.
Il successo fu travolgente. Nel solo primo anno furono vendute oltre 100.000 macchine arcade, e il gioco fu stimato come il più giocato degli anni ’80 con oltre dieci miliardi di partite in vent’anni. Negli Stati Uniti, tale impatto portò all’istituzione del Pac-Man Day nel 1983, ricorrenza ancora oggi celebrata dai fan di tutto il mondo.
Blinky, Pinky, Inky e Clyde: i nemici più amati
Il fascino del gioco risiede anche nella sua struttura: semplice, ma ricca di strategia. Pac-Man deve mangiare tutti i puntini del labirinto evitando i quattro fantasmi: Blinky (rosso), Pinky (rosa), Inky (blu) e Clyde (arancione). Ognuno ha un comportamento diverso, rendendo la fuga – o l’attacco, in caso di power-up – sempre varia e stimolante.
Curiosamente, i fantasmini inizialmente dovevano essere mostri, poi Iwatani prese ispirazione da Casper il fantasma amichevole per renderli più simpatici e visivamente riconoscibili.
Il famigerato livello 256
Nonostante l’enorme successo, Pac-Man non era perfetto. Il livello 256 è diventato leggendario a causa di un bug che impedisce di completare la partita: la memoria del gioco “va in tilt” e genera una metà schermo illeggibile. Nessuno può andare oltre. Il perfect score, ottenibile prima del crash, è 3.333.360 punti, un risultato raggiunto nel 1999 da Billy Mitchell e ancora oggi considerato un’impresa titanica.
Dal 1980 a oggi, Pac-Man ha vissuto mille vite. Esistono versioni per PlayStation, Xbox, Nintendo Switch, PC e persino calcolatrici. Su smartphone, app come Pac-Man 256 (ispirata proprio al bug) hanno rilanciato il mito tra le nuove generazioni. E se vi manca l’esperienza arcade, basta digitare su Google “Pac-Man Doodle” per giocare alla versione celebrativa creata nel 2010, primo Doodle interattivo della storia.
Pac-Man non è solo un videogioco. Negli anni è comparso in serie TV, film, canzoni e fumetti. Memorabile la serie animata The Pac-Man Show, trasmessa tra il 1982 e il 1983. E il cerchietto giallo ha fatto cameo anche in produzioni recenti come Pixels (2015) e Ready Player One (2018), diventando un’icona universale come Topolino o Mario.
A 45 anni dalla sua nascita, Pac-Man resta un fenomeno globale. Non solo per la sua longevità o per i record battuti, ma per quello che rappresenta: un’idea semplice che ha rivoluzionato il mondo dei videogiochi e avvicinato milioni di persone a un nuovo tipo di intrattenimento. In un’epoca dominata da grafiche ultra-realistiche e storie complesse, Pac-Man continua a brillare per la sua essenzialità e immediatezza.
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